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Questo articolo è stato pubblicato il 14 giugno 2013 alle ore 17:57.
Le grandi navi non passeranno più per il bacino di San Marco. Una decisione all'unanimità, presa ieri al vertice romano fra il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti Maurizio Lupi, il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando, il governatore del Veneto Luca Zaia e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni, con il presidente dell'Autorità portuale Paolo Costa, il comandante delle Capitanerie di porto ammiraglio Felicio Angrisano e i rappresentanti degli armatori Clia (Cruise lines international association) Europe, che si dicono soddisfatti per il percorso avviato.
Il termine indicato è quello del 25 luglio: una data certa – necessaria per uscire da una situazione di stallo che alimenta le proteste, come quella andata in scena domenica scorsa – entro la quale dovranno essere presentati i progetti alternativi da valutare. L'ultima parola spetterà al "comitatone", l'organismo cui sono affidati l'indirizzo, il coordinamento e il controllo dell'attuazione di tutti gli interventi per la salvaguardia di Venezia e della laguna, in cui siedono sia autorità locali che nazionali.
Dunque le grandi navi continueranno a transitare, ma solo nelle forme che saranno ritenute compatibili con la salvaguardia della città. Senza mettere in discussione – sottolinea Sandro Trevisanato, presidente di Venezia terminal passeggeri, «un punto fermo come l'approdo in Marittima. La crocieristica a Venezia rappresenta circa 5.500 posti di lavoro diretti, un vero motore dell'economia locale. Scelte sbagliate o eventuali aumenti di costi rischierebbero di danneggiare l'intero Mediterraneo, che non ha mete più appetibili di questa, e di metterci fuori mercato rispetto a porti come Atene».
Mentre il Comune punta su Marghera, l'Autorità portuale ha già pronta la propria proposta per il canale Contorta Sant'Angelo, in modo che traffico commerciale e traffico passeggeri condividerebbero solo una prima tratta, divergendo all'altezza di Fusina evitando il passaggio delle crociere di fronte al porto industriale e commerciale: «Ci siamo impegnati a presentare entro il prossimo mese – spiega Costa – un piano che possa mettere insieme quattro obiettivi: togliere le navi da San Marco, farlo senza che questo metta in crisi la crocieristica veneziana e italiana, senza minacciare il resto dell'attività portuale e possibilmente migliorando la situazione ambientale della laguna». L'attuale posizionamento del Terminal di Marittima – ricorda – sta alla base del successo dello scalo veneziano come "homeport" (porto di arrivo e partenza) perché soddisfa contemporaneamente i requisiti di accessibilità nautica, accessibilità merci, accessibilità passeggeri ed efficiente connessione con l'aeroporto internazionale Marco Polo.
Dal punto di vista economico, il traffico crocieristico a Venezia – secondo i dati elaborati da Ca' Foscari e università di Padova – vale di spesa diretta 435 milioni, di cui 365 milioni (circa il 90% del totale) proveniente dalle navi di stazza superiore alle 40mila tonnellate: l'accordo generale raggiunto ieri riguarda proprio l'applicazione, senza ulteriori dilazioni temporali, del decreto Passera-Clini, che vieta il passaggio delle navi oltre questa stazza nella Giudecca e a San Marco, mentre resta il via libera a yacht e altre imbarcazioni di minore impatto.
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