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Questo articolo è stato pubblicato il 18 giugno 2013 alle ore 06:48.

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MILANO
Per Serravalle è l'ora della verità. Oggi si apre l'assemblea della società autostradale controllata dalla Provincia di Milano, per la quale è stato aperto un bando finalizzato alla cessione dell'82% (di cui il 52,9% è della Provincia, il 18,6 del Comune di Milano e il resto di altri enti locali lombardi). Si tratta dell'ultima assemblea prima della scadenza del cda, in cui verranno messi nero su bianco i problemi finanziari della società e delle opere in corso, Pedemontana e Tangenziale esterna ad Est di Milano (Te). Probabilmente sarà tenuta aperta fino allo scadere del bando, il 10 luglio, periodo che servirà anche a valutare la ricandidabilità del presidente Marzio Agnoloni. La provincia di Milano lo vorrebbe mantenere ai vertici della società, ma il recente decreto anti-corruzione rende impossibile riconfermare l'incarico per più di due mandati. Gli avvocati sarebbero al lavoro per studiare interpretazioni meno restrittive della legge, ma è possibile che Agnoloni debba davvero uscire. Dovrebbero invece rimanere nel cda il rappresentante della Camera di Commercio, Claudio De Albertis, e il manager del gruppo Gavio, Giovanni Angioni. In attesa di conferma anche il rappresentante del Comune di Milano Francesco Bertolini. Incognita sugli altri tre nomi: con l'introduzione delle quote rosa, dovrebbero quindi uscire il vicepresidente Paolo Besozzi, Luigi Giuliano e Franco Cesare Lo Passo.
Al di là dei nomi, oggi saranno messi in luce i reali problemi della società. Sul tavolo, da valutare tre scenari. Primo: un aumento di capitale da 300 milioni, che consentirebbe di partecipare alla ricapitalizzazione di Te con una quota parziale, mentre, per Pedemontana, il finanziamento sarebbe appena sufficiente a garantire il primo lotto da 15 km. È l'ipotesi "mediana" deliberata dal cda uscente.
Secondo: nessun aumento di capitale, per mantenere salda la maggioranza in mano pubblica e non alterare gli equilibri politici. In questo caso, la via d'uscita per le grandi opere sarebbe la vendita di Te (il cui 40% è in mano a Tem, holding a sua volta partecipata per il 45% da Serravalle) e la cessione del 30% di Pedemontana (controllata da Serravalle). Una volta ridotto il portafoglio, la società rimarrebbe in piedi con i soldi incassati dalle vendite, partecipando con apporti finanziari minori agli aumenti di capitale. Scenario caldeggiato da Agnoloni.
Terzo: realizzare un aumento di capitale incisivo, da 600 milioni, così da mettere in sicurezza Tangenziale e Pedemontana, che necessitano rispettivamente di 150 e 450 milioni per avviare il project financing. L'ipotesi, sostenuta soprattutto dal vicepresidente Besozzi, prevede l'ingresso di un privato con una gara. Con l'aumento di capitale, il pubblico si diluirebbe e il privato salirebbe in maggioranza relativa (circa il 45%). Unico scenario che garantisce il completamento delle opere per il 2017, visto che del 2015 nessuno parla più. Ma oggi l'assemblea potrebbe non decidere, in attesa della chiusura del bando.
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