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Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 06:49.

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REGGIO EMILIA
Aggregazione, integrazione, discontinuità, idee, innovazione. Sono le parole più frequenti nel discorso con cui il presidente di Unindustria Reggio Emilia, Stefano Landi, ha dato il via ieri alla prima assemblea della nuova associazione unitaria, che sei mesi fa ha messo assieme grande e piccola industria. Oltre 1.100 imprenditori che hanno due grandi asset su cui scommettere, per guardare avanti nonostante una crisi che non ha esentato il motore meccanico e agroalimentare emiliano: da un lato un manifatturiero solido e innovativo, che rappresenta oltre il 32% del valore aggiunto provinciale (contro il 18,5% del Paese); dall'altro il rilancio dell'area Nord – tra il tecnopolo della rete per l'alta tecnologia pronto al debutto e la stazione Alta velocità inaugurata a inizio mese – con cui Reggio può ambire a diventare bacino strategico di tutta l'area mediopadana.
«L'area Nord è un'opportunità straordinaria per avviare una nuova stagione e un nuovo ruolo di Reggio Emilia – sottolinea il presidente – all'insegna della condivisione e della ricerca». Qui, nelle ex Officine Reggiane, ci saranno i laboratori avanzati per la meccatronica, l'efficienza energetica, la biologia, le produzioni animali (ad amplificare il cambiamento è in programma anche il potenziamento di Reggio Emilia Innovazione, il centro di trasferimento hi-tech creato dieci anni fa da ateneo, enti locali e imprenditori locali). E qui, grazie alla nuova stazione mediopadana, graviteranno oltre due milioni di persone da «Modena, Mantova, Parma e persino Verona, tutti territori che abbiamo per la prima volta coinvolto negli studi sulla nuova fermata ferroviaria e sui gap delle infrastrutture attorno, portati avanti con le diverse associazioni industriali, iniziando a ragionare come area vasta», spiega Landi, che ha riproposto all'esterno l'impegno alla ricomposizione dei diversi interessi che ha animato anche la nascita di Unindustria.
Un'unitarietà di intenti che nel suo intervento su "Cambiare l'Italia con le idee", il presidente estende alla contrattazione collettiva proponendo Reggio Emilia come laboratorio per una nuova stagione di relazioni industriali, a partire dalla metalmeccanica, e di valorizzazione del ruolo sociale dell'impresa. Un'unitarietà che a loro volta le aziende stanno sperimentando lungo la filiera, integrandosi a monte e a valle per riposizionarsi sui mercati globali. «Pur nella loro pesantezza – precisa Landi – i dati del primo trimestre 2013 mostrano alcuni miglioramenti rispetto a quelli drammatici con cui si è chiuso il 2012. L'export reggiano (8,44 miliardi l'anno scorso, più della metà metalmeccanica, ndr) si è riportato ai livelli del 2008 e la tenuta del sistema produttivo è racchiusa nel 4,8% di tasso di disoccupazione, che ci pone al terzo posto in Italia dietro a Bolzano e Verona».
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