Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 27 giugno 2013 alle ore 11:43.

My24
(Olycom)(Olycom)

La produzione di sigarette elettroniche ha preso piede, macina milioni di euro di fatturato, cambia le abitudini degli italiani e consolida la rete commerciale. E da ieri, poi, è alle prese pure con una tassazione ad hoc. A Torino si concentrano i principali produttori italiani di e-cig: un comparto nuovo, che cuba circa 350 milioni di fatturato nel 2012, con previsioni di crescita a 500 quest'anno, forti margini, ma anche una serie di questioni aperte legate ai temi della sicurezza. Ora l'emergenza, però, è la tassazione al 58,5% imposta dal Governo: «Un'assurdità» per Massimiliano Mancini, presidente dell'Anafe, l'associazione nazionale fumo elettronico e ad della FlavourArt, azienda con sede a Novara. «Come Anafe abbiamo realizzato uno studio su una tassazione di scopo proporzionale alla nicotina presente nelle ricariche, che verrebbe accompagnata da una regolamentazione complessiva ed equilibrata dell'intero settore, garantendo equità fiscale, risorse per lo Stato, sviluppo occupazionale e sicurezza per i consumatori». Ma il "blitz" dell'esecutivo, senza alcuna consultazione con i produttori, è vissuto come una minaccia reale per il comparto, «con il rischio chiusura - aggiunge Mancini - di almeno il 60-70% dei punti vendita che porterebbe a perdere più di 3mila posti di lavoro».

Rispetto al dibattito sulla sicurezza, comunque, le aziende marcano le differenze e puntano a qualità e certificazioni. Oltre ad augurarsi una normativa ad hoc, «che tuteli il consumatore e le aziende che si affacciano in modo serio e professionale sul mercato» sottolinea Umberto Roccatti, ad della Puff di Moncalieri, alle porte di Torino, tra le aziende leader del settore e vice presidente dell'Anafe. «Tra il primo semestre 2012 e lo stesso periodo del 2013 – racconta – il nostro fatturato è passato da 3,5 a 8 milioni, con una proiezione sul 2013 pari a 25 milioni». Con 35 dipendenti diretti, che saliranno a 50 entro fine anno, e una rete commerciale che conta 500 persone, la Puff incarna il modello di azienda-tito dell'e-cig: snella, con un ritmo di crescita sostenuto, alle prese con i problemi sulla sicurezza, gli allarmi sulla salute, i sequestri di materiali pericolosi e le inchieste in corso. «I nostri liquidi – prosegue Roccatti – sono interamente prodotti in Italia con ingredienti di grado farmaceutico e con aromi alimentari certificati. Hanno superato i test scientifici effettuati in Italia su tutti gli ingredienti utilizzati, nonché i test effettuati in via preventiva dalla procura di Torino».

Un tema messo sul tavolo anche dalla Smooke, altra realtà torinse, di Mappano, tra i primi operatori del comparto: il brand è nato nel 2010 da quattro giovani imprenditori che hanno deciso di investire in un nuovo business. Oggi Smooke punta a raggiungere nel 2013 i 300 punti vendita in Italia ed aprire 50 nuovi negozi in Europa. All'indomani dell'apertura dell'indagine da parte della Procura di Torino sulla scoperta in 6 liquidi per sigarette elettroniche, importati dall'estero, di metalli pesanti, tossici o cancerogeni, l'ad della Smooke, Filippo Riccio, è intervenuto «auspicando controlli rigorosi per produzioni di qualità e certificate, in modo da estromettere dal mercato chi si comporta in modo scorretto». Proprio la Smooke nei giorni scorsi ha registrato il dissequestro, da parte della Procura di Torino, di un campione di 460mila flaconcini: i Nas hanno effettuato tutti i controlli previsti dalla legge sui liquidi, confermando la decisione di restituire i flaconcini all'azienda. L'azienda è cresciuta, in termini di giro d'affari, dai 500mila euro del 2010, anno di apertura, ai 15 milioni del 2012, con una previsione di crescita nel 2013 a 20 milioni.

Un mercato esploso nell'arco di un anno e mezzo, che ha registrato il suo apice l'inverno scorso e che ora comincia ad essestarsi, con il fiato sospeso in vista dei possibili effetti della nuova tassazione e senza nascondere un possibile effetto "bolla" che metterebbe a rischio i punti vendita – circa 1.500 alla fine del 2012, numero che potrebbe salire a 4mila quest'anno. «Da qui la scelta di puntare al mercato spagnolo – spiega Davide Actis Giorgietto, presidente di Duenote, azienda nata nell'autunno scorso con all'attivo 80 punti vendita in Italia e una sede a Orbassano – che è in ritardo rispetto all'Italia e che ha buone potenzialità di crescita. La società è stata avviata con un investimento di circa 500mila euro e puntiamo a chiudere l'anno a 25 milioni. Abbiamo visto nel settore una possibilità importante di sviluppo visto che in Italia ci sono tra gli 11 e i 13 milioni di fumatori». Aperto il primo punto vendita in Spagna, «a Madrid, ma nel paese puntiamo a creare una rete di 60 negozi».

Il prossimo passo per i produttori italiani e del distretto piemontese potrebbe essere quello di utilizzare non soltanto liquidi realizzati in Italia ma anche tecnologia tutta Made in Italy, a differenza di quanto invece accade adesso, visto che l'hardware arriva tutto dalla Cina. Da qui, il caso della Italeco, azienda elettronica specializzata nella produzione di microchip per cartucce e in microscopi digitali: meno di un mese fa hanno presentato la prima sigaretta elettronica completamente made in Italy. «Abbiamo lavorato su un modello "big battery", di dimensioni maggiori delle sigarette da passeggio, dotato di sistemi per personalizzare "il tiro" e conservare, grazie a un chip, le statistiche d'uso. E' stata data inoltre la priorità alla sicurezza del dispositivo, evitando fili pericolosi per possibili corto-circuiti» spiega Marco Torello, uno dei tre soci insieme a Federico Pastore e Riccardo Bonardi. «Si tratta di un prodotto evoluto ed ecosostenibile, al quale in autunno si affiancherà la versione "da passeggio", delle dimensioni di quelle attualmente in commercio, ad un prezzo in linea con le sigarette elettroniche attualmente in vendita, e lanciata sul mercato attraverso la rete di negozi ePiPe».

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi