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Questo articolo è stato pubblicato il 28 giugno 2013 alle ore 06:48.

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MILANO
La storica pasticceria milanese Cova, piccolo fiore all'occhiello della città e del made in Italy, passa di mano. Il gruppo del lusso francese Louis Vuitton-Moet Hennessy (Lvmh) ha acquisito la maggioranza delle quote della società, finora interamente in mano alla famiglia Faccioli. Non sono stati comunicati ufficialmente i dati finanziari dell'operazione; in base alle indiscrezioni, la cifra investita da Lvhm è ben superiore ai 15 milioni, e sicuramente la percentuale conquistata è quella di controllo.
Gli obiettivi sono tuttavia abbastanza chiari. Per la famiglia proprietaria, la partnership con un grande gruppo internazionale può essere uno strumento per rafforzare patrimonialmente la società, in modo da investire ancora di più nell'espansione all'estero.
Il processo di internazionalizzazione per Cova è già in corso da una decina d'anni, durante i quali i Faccioli hanno avviato una ventina di attività sia in Oriente (tra cui Cina, Hong Kong, Singapore) sia nelle navi da crociera. Tutte sotto lo stesso marchio e con la stessa identità. Cosa che sta particolarmente a cuore alla famiglia Faccioli, che intende rimanere non solo nella società, ma anche nel board. Le figlie Paola e Daniela faranno quindi parte del nuovo management, che verrà messo a punto nei prossimi giorni.
Secondo le aspettative della famiglia, sarà valorizzata e sostenuta dal gruppo del lusso Lvhm soprattutto la vocazione internazionale. Tuttavia – promettono sia i vecchi sia i nuovi azionisti – il marchio rimarrà lo stesso, così come le sue attività tradizionali e il suo radicamento in Via Montenapoleone. Sarebbe stata questa una condizione imprescindibile imposta agli acquirenti dai Faccioli, che, forse intimoriti da un possibile "snaturamento" del locale, avrebbero preferito la proposta di Lvhm a quella di Prada. Dietro alla scelta degli acquirenti non ci sarebbe quindi solo una questione di denaro.
Cova era infatti finita nel mirino di Prada, le cui vetrine si affacciano proprio di fianco. L'offerta, secondo indiscrezioni pari a 12 milioni per l'80% del capitale, è stata respinta perché troppo bassa. Si racconta che i Faccioli avrebbero detto a Praga che per 12 milioni non avrebbero venduto «nemmeno una vetrina». Ma c'è di più. La famiglia Faccioli temeva soprattutto che i "vicini" avrebbero spostato l'ingresso nella più esterna via Sant'Andrea.
«Adesso non cambierà nulla – ha assicurato Paola Faccioli – È una bellissima opportunità per andare Oltreoceano. C'è un piano, molto interessante, di espansione all'estero basato sulla loro rete di hotellerie».
Da parte sua, il gruppo Lvmh prosegue nella sua strategia di acquisizione di realtà familiari di successo, mantenendo nel capitale e nel management delle società acquisite le famiglie fondatrici, così da tramandare la cultura d'impresa. È accaduto così negli ultimi anni per Fendi (con Carla Fendi e Silvia Venturini Fendi), per Emilio Pucci (con Laudomia Pucci) e infine per Bulgari (con Francesco Trapani e i fratelli Paolo e Nicola Bulgari).
«L'operazione – spiega il comunicato di Lvhm – ha il duplice obiettivo di preservare questa vera e propria istituzione della storia milanese, mantenendola negli attuali spazi, e sostenere con forza il suo sviluppo a livello internazionale, grazie alle sinergie messe a disposizione dal gruppo».
Quanto al dibattito sui marchi italiani che vengono comprati da gruppi stranieri, l'erede della pasticceria milanese, Mario Faccioli, ha rassicurato i cultori della tradizione dolciaria ambrosiana: «C'era parecchio interesse e loro hanno dimostrato di essere molto seri. Bisogna ammettere che i francesi sono bravi e hanno dimostrato di saper mantenere produzioni e marchi. Un fatto che per un'impresa artigiana come la nostra è fondamentale. Ce l'hanno assicurato e garantito».
Il gruppo francese dà garanzie anche sul fronte dei numeri. A fine 2012 ha raggiunto il fatturato record di 28,1 miliardi, in crescita del 19% rispetto all'anno prima. Lhvm ha tre divisioni: la moda-pelletteria; gli alcolici di alta gamma; la distribuzione selettiva. L'acquisizione della pasticceria Cova rientra in quest'ultimo settore.
È il primo ingresso dentro un'attività di questo tipo, e per ora dovrebbe rimanere il solo. I francesi fanno sapere che avrebbero scelto Cova per la grande affinità con Milano, con l'Italia e con il "savoir faire" dell'imprenditoria del made in Italy.
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