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Questo articolo è stato pubblicato il 29 giugno 2013 alle ore 08:42.

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ANCONA
Non usa mezze parole Claudio Schiavoni, nella sua prima relazione pubblica da presidente di Confindustria Ancona, in occasione dell'assemblea generale dei 900 soci (35mila occupati rappresentati) che si è svolta ieri pomeriggio nel capoluogo dorico: «Il nostro sistema imprenditoriale, se non decide di cambiare, se non si mette insieme, è destinato a soccombere. Un detto dice "Se vuoi la città pulita, inizia a pulire l'uscio". Bene, è ora che noi iniziamo a pulire il nostro uscio. Non possiamo lamentarci dei costi della politica e poi avere un sistema di rappresentanza quasi più pesante della politica stessa». Nelle Marche, un milione e mezzo di abitanti e 156mila aziende attive, il sistema confindustriale aggrega 3.500 imprese in sei associazioni tra territoriali e regionale, «con duplicazioni spesso superabili e ingiustificate. Se vogliamo che la politica riduca i costi, iniziamo a dare il buon esempio: lavoriamo affinché nelle Marche esista una sola Confindustria che ci rappresenti tutti e abbia maggior peso politico», esorta Schiavoni dall'aula magna della facoltà di Ingegneria della Politecnica delle Marche, simbolo di quell'«innovazione e cambiamento», che il neopresidente assicura non smetterà di perorare.
È analogo il rammarico con cui l'uscente Giuseppe Casali passa il testimone all'ad del gruppo jesino Imesa: «Avrei voluto fare di più per la modernizzazione e semplificazione del nostro sistema, bisogna spingere le sinergie, per ridurre i costi e migliorare i servizi», afferma il primo presidente del sistema confindustriale nazionale che ha introdotto – dal marzo scorso – la cassa integrazione anche all'interno della territoriale, «un segnale agli associati che anche noi stiamo facendo la nostra parte». La crisi morde pure ad Ancona ed è un malessere diffuso in un territorio ad altissima manifattura e polverizzazione, anche se a fare notizia sono i casi Indesit, Banca Marche o Fincantieri. Pure l'àncora dell'export (3,6 miliardi l'anno scorso in provincia), dopo il +4,1% del 2011 segna una lieve flessione nei primi tre mesi di quest'anno. Mentre continuano ad arrivare segnali preoccupanti sul fronte lavoro, dopo un 2012 che ha lasciato in eredità un tasso di disoccupazione schizzato dal 6,9 al 9,3 per cento.
«Vogliamo trasformare Confindustria Ancona da fornitore di servizi a facilitatore di business e partner industriale – si impegna Schiavoni – facendo in modo che l'esperienza della grande industria diventi energia per far lavorare le Pmi, che sono il 90% dei nostri associati. È per loro che creeremo un osservatorio di mercato, offrendo formazione, strumenti di credito e finanza, servizi di aggregazione per l'export».
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