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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2013 alle ore 13:12.

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Nella foto il sito archeologico di PompeiNella foto il sito archeologico di Pompei

Per il ministro dei Beni culturali Massimo Bray, i rilievi dell'Unesco su Pompei «sono da prendere in attenta considerazione». Da qui l'impegno a investire in «personale e trasparenza» e soprattutto ad accelerare sul fronte del Grande progetto da 105 milioni, in evidente ritardo. Per il soprintendente ai Beni archeologici vesuviani Teresa Elena Cinquantaquattro, da parte dell'agenzia culturale delle Nazioni Unite «non c'è nessun ultimatum». Piuttosto, quando si parla del sito, «gli sciacalli sono molti».

Giorni di nervi tesi tra via del Collegio Romano, sede del Mibac, e Napoli. La pubblicazione del report sulla missione Unesco di gennaio, anticipata dal Sole 24 Ore del 19 giugno scorso, e il battage mediatico che ne è seguito hanno creato reazioni e malumori diffusi. Il messaggio dell'Unesco è inequivocabile: l'Italia deve presentare entro fine 2013 il Piano di gestione di Pompei e riuscire a spendere entro il 2015 le risorse del Grande progetto cofinanziato da Bruxelles o l'area archeologica verrà inserita nella lista dei beni Patrimonio dell'Umanità "in danger". Per il ministro Bray, ieri impegnato con la presentazione del rapporto annuale di Federculture, «il ministero da molti anni fa presente che ha bisogno di duemila unità nella custodia e nella vigilanza, ma serve anche trasparenza sulle gare. L'ultimo concorso è del 2008 – ha aggiunto Bray – ed è stato fatto per 400 persone: si sono presentati in 139mila di cui più dell'80% laureati. Forse questa cifra dice molto. Uno dei compiti che mi sono dato – ha continuato il ministro – è mettere il mio dicastero nelle condizioni di maggior trasparenza possibile, per cui si potranno riconoscere i passi che faremo in avanti e anche criticare quelli indietro». Per il sito di Pompei, secondo Bray, occorre «mettere in atto i cantieri secondo il piano strategico stabilito. Per quanto riguarda il lotto dei primi cinque cantieri – dice – da oggi il terzo è in funzione. Gli altri due sono fermi perché c'è bisogno di un'indagine di maggior trasparenza su chi si è aggiudicato le gare. Al più presto verrà varato il bando per la messa in sicurezza del 50% del territorio di Pompei, grazie a un sistema di videosorveglianza che è un altro dei punti che l'Unesco sottolineava come necessario e urgente. Adotteremo poi misure capaci di rispettare la sfida di aprire 39 cantieri entro il 2015». Il soprintendente Cinquantaquattro getta invece acqua sul fuoco delle polemiche: «Non c'è alcun ultimatum al 31 dicembre per Pompei nel report degli ispettori dell'Unesco e l'unica decisione sul sito archeologico potrebbe essere assunta solo al 2015, quando saranno resi noti gli esiti dei lavori effettuati nell'ambito del Grande progetto. Vorrei che si tenesse in conto che il punto che è stato definito "ultimatum dell'Unesco" in realtà è relativo solo alla presentazione della bozza del Piano di gestione». Che al momento consta di poche pagine.

@MrPriscus

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