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Questo articolo è stato pubblicato il 02 luglio 2013 alle ore 16:35.

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Quota quattromila per le reti d'impresa

Continua anche nel 2013 la forte crescita dei Contratti di rete. Nel primo trimestre di quest'anno, secondo elaborazioni dell'Osservatorio del ministero dello Sviluppo economico su dati Unioncamere, si è passati da 647 reti di fine 2012 alle 767 di fine marzo. L'incremento è quindi di 120 unità, pari al più 18,5 per cento. In termini di numero di imprese partecipanti, si è passati da 3.360 unità a 3.946, con un incremento percentuale analogo.

Il dato è emerso a Milano durante il confronto organizzato dalla Provincia di Milano e dell'Aip, l'Associazione italiana delle politiche industriali.
Le quasi 4mila azienda in rete, ha commentato Domenico Palmieri, presidente Aip, «lavoreranno quasi tutte sui mercati internazionali e vanno quindi a rinforzare il nostro export. Quest'estate si sta caratterizzando come una stagione di grande interesse per il riassetto strutturale del nostro sistema industriale, con prospettive di maggior internazionalizzazione».

E questo perché, come è emerso dai numerosi interventi dell'incontro milanese, si è arrivati ad una chiara definizione di due grandi categorie di reti: quelle "a contratto" o leggere e quelle "a soggetto" o pesanti (come regolamentato dalla circolare dell'Agenzia delle entrate 20E del 18 giugno 2013). Alle seconde viene attribuita, dopo il riconoscimento della soggettività giuridica (legge 221/2012), la soggettività tributaria e quindi la partita Iva, che le associazioni di categoria facenti capo a Reteimprese Italia (rappresentanti le aziende dell'artigianato, del commercio e delle cooperative) aspettavano.

La partita Iva è infatti una precondizione essenziale per ogni discorso sull'internazionalizzazione dell'istituto del Contratto di rete.

L'incontro ha inoltre permesso di fare il punto, nel quadro anche dello "Small business act", di una comparazione tra le forme aggregative italiane, tedesche e francesi nella prospettiva di una omogeneizzazione di questa importante forma di cooperazione e crescita dimensionale delle imprese, che in tutta Europa sono spesso sottodimensionate rispetto alle esigenze della competizione globale.

I lavori hanno affrontato, insieme alle testimonianze internazionali, anche le esigenze dei fruitori italiani di queste nuove opportunità strutturali, utili per uscire dalla crisi. Inoltre sono emersi numerosi spunti per fornire al Governo e alle altre organizzazioni interessate le riflessioni all'avanguardia e più innovative sui network per l'internazionalizzazione.

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