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Questo articolo è stato pubblicato il 03 luglio 2013 alle ore 06:47.

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Arriva la stretta europea agli aiuti di Stato per il trasporto aereo. Questa mattina a Bruxelles il commissario alla Concorrenza, Joaquín Almunia, presenta le nuove regole che dall'inizio del 2014 disciplineranno un settore cambiato radicalmente nel giro di poco più di un decennio, con una duplicazione spesso inutile ed eccessiva delle infrastrutture che hanno fatto la fortuna delle compagnie low cost grazie a maxi-sconti sulle tariffe aeroportuali e ad accordi di marketing con cui gli aeroporti pagano le compagnie aeree. Rayanair ha fatto da apripista, ma molte altre l'hanno seguita.
Le nuove regole, su cui oggi si aprono tre mesi di consultazione pubblica per eventuali aggiustamenti, si applicheranno a tutti gli scali con più di 250mila passeggeri all'anno. L'obiettivo non è azzerare gli aiuti di Stato ma regolamenterli in modo da evitare gli eccessi a cui si assiste in giro per l'Europa. Vengono disciplinati sia gli aiuti per la costruzione delle infrastrutture che quelli per la gestione e l'avvio delle rotte. Gli aiuti potranno essere erogati solo dopo aver verificato un effettivo bisogno di trasporto che giustifichi l'intervento pubblico per rendere accessibile un territorio. Accertata questa esigenza, le nuove linee guida della Commissione - secondo le anticipazioni - dovrebbero favorire gli aeroporti più piccoli.
In tutti gli altri casi, gli aeroporti devono coprire i propri costi, sia per l'investimento iniziale sia per la gestione operativa, come qualsiasi altra attività economica. Il concetto, come spiega il commissario Almunia nell'intervento fianco, è che i costi di un aeroporto devono essere a carico dei passeggeri e delle compagnie aeree che lo utilizzano e non della collettività. Lo stesso concetto di fondo vale per gli aiuti diretti alle compagnie che avviano nuovi collegamenti: le sovvenzioni sono ammesse ma solo per un periodo limitato.
Attualmente le norme comunitarie che regolano la materia sono meno rigide e forse più confuse. Questo non ha impedito, o ha addirittura favorito decine e decine di violazioni in giro per l'Europa. Su 460 aeroporti che compongono la rete degli scali nei paesi dell'Unione, sono più di 60 i casi in cui gli aiuti di Stato sono stati concessi senza rispettare le regole comunitarie. E in quasi la metà dei casi la Dg Concorrenza ha già aperto indagini formali. In Italia sono nel mirino gli aeroporti di Verona, Reggio Calabria, Trapani e gli scali sardi. Pensare di applicare in modo brutale le regole attuali significherebbe avviare procedure d'infrazione a tappeto per costringere gli Stati membri a recuperare gli aiuti illegali (quasi 300 milioni solo per le procedure aperte). Un'ipotesi improponibile in una congiuntura come quella attuale. Significherebbe provocare un mezzo disastro scatenando un effetto valanga, con decine di altre denunce per aiuti illegali e somme da recuperare che si moltiplicherebbero in modo esponenziale. Perciò la Commissione proporrà un periodo transitorio di 10 anni, durante i quali le società aeroportuali dovranno progressivamente ridurre l'intervento pubblico nei propri bilanci e, contestualmente, adottare misure che migliorino la redditività. C'è il rischio che i prezzi finali per i passeggeri possano aumentare, ma lo spartiacque su cui le nuove regole si muovono è tra cosa è legittimo chiedere ai contribuenti e cosa, invece, devono pagare gli attori economici e gli utilizzatori del servizio.
@chigiu
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