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Questo articolo è stato pubblicato il 06 luglio 2013 alle ore 08:37.

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Il made in Italy che salva l'Italia

MILANO - Mille prodotti da salvare. O, meglio, in grado di salvare l'Italia. Sono 946 i prodotti italiani da podio, vale a dire tra i primi tre posti al mondo per saldo commerciale attivo con l'estero. Ed è su questo patrimonio che il made in Italy deve scommettere per contrastare la vulgata del declino e guardare al futuro. Ne è convinta la fondazione Symbola, che ieri a Treia, in provincia di Macerata ha presentato, in collaborazione con Unioncamere e Fondazione Edison uno studio che si pone l'ambizioso obiettivo di ridisegnare la «geografia» del made in Italy.

Nel dettaglio, secondo l'analisi, l'Italia vanta 235 prodotti «medaglia d'oro» a livello mondiale per saldo commerciale. Nell'insieme queste 235 eccellenze fanno guadagnare all'Italia 63 miliardi di dollari. I nostri prodotti che si classificano al secondo posto nel mondo per saldo commerciale sono invece 390 e fruttano 74 miliardi. Le «medaglie di bronzo» dell'export italiano sono invece 321 prodotti che valgono un saldo commerciale di 45 miliardi. A questi si aggiungono altri 492 prodotti in cui l'Italia si è classificata quarta o quinta per saldo commerciale mondiale e che hanno aggiunto alla nostra bilancia commerciale altri 38,4 miliardi di dollari. «Se continuiamo a pretendere di misurare la competitività italiana con la quota di mercato detenuta nell'export mondiale vedremo solo un'Italia in discesa libera» spiegano il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello, il vicepresidente di Fondazione Edison Marco Fortis e il presidente di Fondazione Symbola Ermete Realacci. «Se adottiamo invece come metro la bilancia commerciale dei prodotti le cose cambiano – proseguono i responsabili della ricerca –. L'Italia è uno dei soli cinque paesi del G20, con Cina, Germania, Giappone e Corea, ad avere un surplus strutturale con l'estero nei prodotti manufatti non alimentari». Un primato che, secondo i curatori del rapporto, riesce ad evidenziare meglio gli aspetti ancora vincenti del modello di sviluppo italiano, come l'imprenditorialità diffusa, i distretti, le filiere, le reti, il territorio.

La maggior parte di questo surplus non proviene dai settori tradizionali del made in Italy (tessile, calzature, mobile), ma dalla meccanica e dai mezzi di trasporto. Tra i prodotti sul podio del saldo commerciale italiano ci sono le tecnologie del caldo e del freddo, le macchine per lavorare il legno e le pietre ornamentali, oppure i fili isolati di rame e gli strumenti per la navigazione aerea e spaziale. Nel dettaglio, 31,6 dei 63 miliardi di surplus generati dalle eccellenze italiane provengono da beni del settore dell'automazione meccanica, della gomma e della plastica; altri 18,1 miliardi si devono ai beni dell'abbigliamento e della moda, 6,4 da beni alimentari e vini; 2,9 dai beni per la persona e la casa. Altri 4,3 miliardi derivano da prodotti dell'industria della carta, del vetro e della chimica. Nella top ten dei prodotti «medaglia d'oro» si trovano nell'ordine: le calzature con suola in cuoio naturale (2,7 miliardi), macchine e apparecchi per imballaggio (2,5 miliardi), piastrelle di ceramica verniciate o smaltate (2,5 miliardi), borse in pelle e cuoio (2,1) occhiali da sole (1,9), pasta (1,8), cuoio a pieno fiore conciato (1,8), barche e yacht da diporto (1,6), conduttori elettrici (1,4) e parti di macchine per impacchettare e altre macchine e apparecchi (1,4 miliardi). Tra i prodotti secondi posti per saldo commerciale hanno particolare rilevanza i vini e gli spumanti, che portano al Paese 4,7 miliardi, rubinetti e valvole, i mobili in legno , le parti di turbine a gas, trattori agricoli, macchine per riempire e imbottigliare ed etichettare, navi da crociera, lavori in alluminio, caffè torrefatto, lampadari, mobili in legno per cucine, pomodori lavorati, lastre e fogli in polimeri di etilene, granito lucidato e lavorato.

Allo stesso modo, secondo Symbola, anche il turismo ha potenzialità inespresse: nonostante la flessione del mercato domestico, l'Italia resta prima assoluta in Europa per pernottamenti di turisti extra Ue, staccando di molto Uk e Spagna, che la seguono nella classifica. Altro elemento positivo sottolineato dall'indagine è poi la crescita del sistema produttivo culturale (+3,3%, 75,4 miliardi di valore aggiunto), della green economy (il 37,9% delle imprese italiane che investono in ambiente ha anche introdotto innovazioni di prodotto o di servizio), nonchè l'ottimo stato di salute della filiera agroalimentare e del Terzo Settore.

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