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Questo articolo è stato pubblicato il 08 luglio 2013 alle ore 17:07.

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Nella rete dei Neet restano impigliati più laureati e over 30

Oltre 2,2 milioni nella fascia degli under 30, come certificato dall'Istat, e ben 1,1 milioni in più se si allarga il range fino ai trentaquattrenni. Spostando l'asticella in avanti di appena cinque anni, l'esercito dei Neet - giovani che non studiano e non lavorano - acquista una fetta rilevante di inattivi e disoccupati e sfonda la barriera dei 3,3 milioni: uno su quattro tra chi non ha compiuto i 35 anni e un terzo dei Neet totali. Secondo l'elaborazione del Centro studi Datagiovani per Il Sole 24 Ore, il 38% è disoccupato, mentre oltre sei su dieci non sono nemmeno impegnati in azioni di ricerca di un impiego.
«Guardando al pre-crisi - spiega il ricercatore Michele Pasqualotto - la situazione è peggiorata in modo drammatico: i Neet dal 2008 al 2012 sono aumentati di oltre mezzo milione, una crescita del 17 per cento».

L'identikit
A prevalere sono le donne (58% del totale), ma con i maschi in forte crescita (+30% dal 2008). Segmentando le classi d'età in intervalli quinquennali, emerge con forza che la componente più rilevante è quella dei giovani dai 30 ai 34 anni - più di un milione come detto in precedenza - che sono cresciuti dell'8% in quattro anni. In forte recupero, però, sono i neodiplomati (15-24enni), che hanno rimpolpato in maniera pesante la popolazione di Neet dall'avvio della crisi (+31%, 288mila in più, oggi sono oltre 900mila).

La laurea non basta
A giudicare dal percorso scolastico, l'incidenza più elevata di Neet si riscontra tra coloro che hanno un livello di preparazione basso o un diploma di scuola secondaria superiore (rispettivamente 28% e 24%), mentre tra i laureati si scende al 18,6 per cento. È vero però che la "protezione" del titolo di studio elevato dal rischio di trovarsi disoccupati o inattivi ha subìto un duro colpo dalla crisi, dato che i laureati "né-né" sono aumentati del 20%, trend di poco inferiore a quello dei diplomati (+28%).
«Il forte mismatch tra offerta e domanda di competenze professionali - commenta Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro all'Università Bocconi di Milano -, con un numero crescente di giovani sovra-educati e sotto-occupati, aggravano il quadro generale e confermano il fallimento di un sistema di transizione scuola-lavoro prevalentemente delegato al fai-da-te delle famiglie e delle reti relazionali personali».
L'analisi territoriale, poi, evidenzia una forte concentrazione al Sud: qui risiede oltre la metà dei Neet e l'incidenza sulla popolazione sfiora il 36%, più del doppio di ciò che avviene al Nord. Le regioni in cui il fenomeno è più forte sono Campania e Sicilia, con quasi il 40% di giovani "in panchina" rispetto al totale dei coetanei e che da sole raccolgono quasi un terzo dei Neet d'Italia. Valori ben distanti dal 13% del Trentino-Alto Adige o del 16% di Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni che anche su questo terreno si dimostrano vicine alla media Ue.

In fondo al ranking europeo
Sullo scacchiere europeo, infatti, si registra poco più del 17% di Neet tra i 15 e i 34 anni, percentuale aumentata del 16% rispetto al 2008. L'Italia è in fondo alla classifica e guardando ai competitor il gap si fa imbarazzante: in Germania i Neet sono l'11%, in Francia il 16%, per non parlare di Paesi come Austria, Olanda, Norvegia in cui si scende abbondantemente sotto il 10 per cento. Nel 2012 solamente Grecia (29%), Macedonia (34%) e Turchia (33%) hanno dati peggiori dei nostri.

«L'elevato tasso di inattività tra i Neet, oltre il 60% - conclude Giovanna Vallanti, docente di economia alla Luiss di Roma - mostra come scoraggiamento e difficoltà di trovare lavoro siano le principali cause delle differenze che ci dividono dall'Europa. Si tratta di un indicatore della debolezza strutturale del mercato del lavoro italiano, nel quale i giovani, una volta terminati gli studi, sperimentano non solo la difficoltà a trovare un'occupazione in tempi brevi, ma molto spesso incontrano barriere vere e proprie all'ingresso nel mondo produttivo».

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