Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 10 luglio 2013 alle ore 14:29.

My24

Lo scorporo societario della rete Telecom è una strada in salita. Che il processo sia complesso e complicato è ormai chiaro a tutti. Il precedente di British Telecom – che non ha creato una newco, ma una divisione all'interno del gruppo – dice che dopo quattro anni di gestazione e centinaia di impegni l'obiettivo dell'equivalence of input, che completa le garanzie di parità di trattamento per tutti gli operatori, è ancora approssimato per difetto.

Telecom andrebbe oltre nella struttura dell'operazione, costituendo una società ad hoc, ma come al solito la differenza la fanno i dettagli. Ed è in questo senso che il presidente dell'Agcom, Angelo Cardani, ha messo le mani avanti. Cardani ha concesso che «l'operazione delineata da Telecom è coraggiosa e innovativa» e che «può rappresentare una soluzione permanente alla contrapposizione incumbent/entranti». Però ha anche posto le condizioni per concedere il "dividendo regolamentare" e cioè che i benefici, che l'incumbent sollecita, saranno tanto più significativi quanto «più ampio e profondo» sarà lo scorporo, quanto cioè riguarderà «anche elementi attivi di rete» e quanto si muoverà «verso una separazione attiva del controllo». «Situazioni intermedie – ha avvertito Cardani – implicheranno inevitabilmente valutazioni graduali».

Concetti che necessitano di essere decrittati. Ci proviamo. Dal suo punto di vista, la disponibilità dell'Authority a concedere i benefici regolamentari va graduata sui tre elementi: perimetro dell'asset da scorporare, governance e equivalence of input. Quest'ultimo è il principio cardine da assicurare tramite gli altri due elementi, ma nessuno – e nemmeno l'Agcom ha voluto pretenderlo – ha il potere di condizionare la concessione del dividendo regolamentare alla perdita di controllo economico di un asset che ha ancora una marginalità superiore al 53%. Tant'è che British Telecom non ne ha ceduto nemmeno una fettina.

La questione posta dall'Agcom sul "controllo" riguarda perciò in effetti la governance: chi e come nominerà i vertici della nuova società, chi e come deciderà il piano di investimenti, chi e come avrà il controllo sulla garanzia di parità di trattamento. Quanto al perimetro, la parte "intelligente" che Telecom ha tenuto fuori d'area dello scorporo, e che l'Autorità considera invece forse in qualche misura "rilevante", riguarda per esempio l'Adsl.

Dietro le quinte c'è anche una battaglia sotterranea, che implica divergenza di vedute, sulla decisione che l'Agcom ha messo in calendario per il consiglio di domani a Napoli sulle tariffe dell'unbundling per il rame nel 2013. Per l'Authority non c'entra con lo scorporo, per l'incumbent forse sì. In una partita che per il momento si sta scaldando tutta sul terreno di casa, manca però ancora l'ultimo fondamentale tassello sul piano Ue. Che è la raccomandazione Kroes sullo sviluppo delle reti di nuova generazione, in predicato di diventare effettiva per settembre: domani dovrebbe essere votata nel Cocom, l'organismo che rappresenta gli Stati membri per le tlc, e poi passare in Commissione a fine luglio o a inizio settembre. Il vice-ministro Antonio Catricalà ha segnalato che il provvedimento potrebbe avere un «impatto singificativo» sul processo dello scorporo e che proprio per questo «è necessario che l'Agcom approfondisca le specificità del progetto di separazione per determinare se le condizioni richieste dalle raccomandazioni siano state integralmente soddisfatte». In Svezia Telia-Sonera ha avviato un analogo processo il 28 maggio e l'Authority locale ha aperto da subito la consultazione pubblica. In Italia dal 30 maggio, quando Telecom ha comunicato la decisione del cda, siamo ancora ai tavoli tecnici, per quanto intensi.

Commenta la notizia

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi