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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 06:51.

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TORINO
Nuovo attacco, la notte scorsa, al cantiere dell'Alta velocità in Valsusa. Secondo la ricostruzione di carabinieri e polizia, un gruppo di venti persone, a viso coperto, poco prima della mezzanotte ha tentato di danneggiare le reti a protezione del cantiere. Contro gli agenti usciti dalla recinzione per respingere l'attacco è poi iniziato un lancio di razzi, bengala e bombe carta ad altezza uomo.
Il modello dell'attacco ricalcherebbe quello del 13 maggio scorso, un'azione organizzata e compiuta da un gruppo di circa 30 persone, tutte a volto coperto e con modalità considerate di matrice eversiva da parte della Procura di Torino, che sul caso aveva aperto un fascicolo con il tentato omicidio come ipotesi di reato. «Le indagini su quell'episodio, come su numerosi altri sono in corso – chiarisce il procuratore capo di Torino Giancarlo Caselli – ma la cosa importante è il salto di qualità di queste azioni criminali. Contro lavoratori e agenti non si lanciano solo pietre ma altro tipo di materiale». Sul posto sono stati recuperati un mortaio artigianale e numerosi petardi e artifizi pirotecnici inesplosi.
Nessuno è rimasto ferito durante gli scontri e i militanti sono stati poi dispersi con l'uso di gas lacrimogeni. Per il Sap, il sindacato di Polizia, si è trattato di un vero e proprio agguato con l'obiettivo di «ferire un poliziotto, un carabiniere o magari un operaio» come ha affermato il segretario generale Nicola Tanzi. Un agguato al cantiere di Chiomonte – testimoniato in un video pubblicato ieri pomeriggio sul sito del Movimento No Tav dal titolo "Nuovo attacco notturno al cantiere, non vi lasceremo mai tranquilli" – seguito al corteo organizzato due sere fa.
Il senatore del Pd Stefano Esposito ha parlato in un comunicato di un attacco grave. «Credo – ha detto – che non si possa più mettere a rischio l'incolumità e la vita di poliziotti, carabinieri, finanzieri e operai. Evidentemente lo Stato non è in grado di fermare 50 delinquenti che cercano il morto». Parla della necessità «di prendere atto dell'impotenza delle istituzioni e della necessità di mettere al primo posto la vita di chi lavora». Accettare una sconfitta, dunque, «per la legalità e la democrazia. Personalmente ne trarrò le dovute conseguenze».
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