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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2013 alle ore 06:52.

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TORINO
Il sistema dei confidi risente delle dinamiche innescate dalla crisi. Lo rivela la ricerca del Comitato Torino Finanza realizzata in collaborazione con Escp Europe e presentata ieri a Torino. Nel corso del 2012 il numero di consorzi attivi in Italia è calato del 3% mentre le garanzie in essere hanno registrato una contrazione del 9,5 per cento. «Il comparto – spiega Vladimiro Rambaldi, presidente Torino Finanza – vive l'onda lunga della crisi ma si conferma uno strumento chiave per il rilancio delle Pmi».
I confidi italiani censiti dalla ricerca nel 2012 sono 510 contro i 17 della Germania, i 28 della Francia e i 23 della Spagna. Un sistema estremamente parcellizzato, con pricing dei primi dieci confidi relativi alle garanzie di breve e di lungo termine oscillanti, dal 2,27 al 10,75. La maggioranza dei confidi ha sede nel Sud Italia (48%), mentre sullo stock erogato pesano di più i confidi operanti nel Nord (56% del totale nazionale, pur rappresentando poco meno di un terzo dei soggetti sul mercato). Da questo punto di vista, il "caso Piemonte" rappresenta un esempio di razionalizzazione dell'industria dei confidi visto che proprio l'aggregazione tra soggetti «risulta una leva determinante per far fronte comune e dare risposte concrete agli imprenditori» sottolinea Rambaldi. Il Piemonte, aggiunge Guido Bolatto, segretario generale della Camera di commercio di Torino, «si conferma un territorio all'avanguardia con 5 consorzi top player che rappresentano il 28% dello stock erogato a livello nazionale». Sul fronte del contenimento dei costi, poi, gioca un ruolo importante anche l'infrastruttura informatica, come sotolinea Salvatore Vescina, dirigente dell'Unità di valutazione degli investimenti pubblici del Mise e del Comitato di gestione del Fondo Garanzia per le Pmi: «La creazione di una piattaforma digitale aperta e condivisa – spiega – ridurrebbe i costi di accesso al servizio, riducendo ad esempio i passaggi burocratici. Su questo fronte, siamo già in ritardo».
Il sistema confidi mantiene i fondamentali in ordine: il 98% dei confidi, infatti, ha l'indice di solvibilità Tier 2 superiore a quanto previsto dalla normativa della Banca d'Italia (superiore al 6%) mentre il 60% del campione supera la soglia del 10 per cento. Anche se sono proprio gli operatori principali ad accusare maggiormente il colpo: la metà dei confidi top 10, infatti, presenta un tasso di sofferenza superiore al 3% e in media le insolvenze lorde del 2012 sono in aumento rispetto all'anno precedente. In linea generale, però, soltanto una bassa percentuale delle garanzie entrate in stato di sofferenza si trasforma poi in perdite effettive. Il 73% dei confidi analizzati, infatti, presenta tassi di insolvenza inferiori all'1% e, tra questi, il 30% non ha registrato in conto economico perdite nette.
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