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Questo articolo è stato pubblicato il 24 luglio 2013 alle ore 06:51.

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MILANO
La crisi tocca il fondo e le fiere industriali iniziano la risalita. Almeno questo è il segnale che, dopo quattro anni di depressione, percepisce il Comitato fiere industria, l'agenzia di Confindustria (Cfi) a cui aderiscono gli organizzatori delle fiere industriali. Che sono, tra gli altri, Federalimentare, Federlegno, Ucina, Ipack Ima, Ucimu, Lineapelle, Mido, Eicma.
Secondo il Cfi nel primo semestre gli spazi espositivi venduti per 14 manifestazioni internazionali (su 23) sono aumentati del 4% (oltre i 640mila mq), gli espositori esteri del 5,6% (in lieve risalita gli italiani) e i visitatori internazionali del 5% (+2% quelli nazionali). Un quadro che, se confermato, lascia ben sperare e che forse si lega a quell'accenno di ripresa intravisto dal Centro studi Confindustria e da S&P per l'ultima parte dell'anno.
«Si può intravedere – osserva Gian Domenico Auricchio, presidente di Cfi – un inizio di recupero di tutti gli indici legati alle fiere e arriva dopo alcuni anni di andamento negativo. Siamo più ottimisti del passato e l'inversione di tendenza può consolidarsi, grazie anche al rafforzamento di espositori e buyer esteri».
I dati di alcune grandi eventi internazionali legati al made in Italy lasciano ben sperare: I Saloni (organizzato da Cosmit a Fiera Milano), Vinitaly di VeronaFiere, Pitti a Firenze e Tuttofood di Fiera Milano hanno segnato un progresso di superficie ed espositori. Altre, come la bolognese Cosmoprof (a Bologna) e le milanesi Micam e Mido, hanno registrato una sostanziale stabilità o, almeno, un arresto della caduta. Acque agitate invece per il salone nautico di Genova e la Borsa del turismo (Bit) di Milano.
Auricchio cita i casi «dell'ultima straordinaria edizione del Salone del mobile nonostante le difficoltà del settore. E così Vinitaly, mentre il Cersaie è tornato sui livelli del passato e Pitti continua a registrare ottime performance». Del resto anche dall'estero non mancano i riconoscimenti per il nostro know how: ieri Fiera Milano e la svizzera Nussli hanno firmato un accordo strategico per la fornitura di servizi professionali ai Paesi partecipanti a Expo.
I bilanci 2012 dei quartieri e degli organizzatori fieristici risentono ancora della crisi e dello scivolone dei prezzi degli spazi: spesso si è eroso il Mol, qualche volta l'ultima riga presenta un risultato risicato. «Nel primo semestre – conferma Antonio Cellie, ad di Fiere di Parma – abbiamo registrato una crescita, a due cifre, per Sps e Mecspe». Le due manifestazioni, la prima riguarda l'automazione industriale e l'altra le macchine utensili, sono organizzate da Senaf e dai tedeschi della Fiera di Francoforte. «La crisi – aggiunge Cellie – ha selezionato, in particolare, i quartieri fieristici. E oggi c'è una trasmigrazione di eventi dai poli più piccoli e in difficoltà verso quelli più solidi».
Una parte importante dell'economia italiana dipende dalle fiere, in particolare le Pmi. Si stima che si origini il 15% dell'export e si concludino affari per 60 miliardi. «Le fiere specializzate – sottolinea Auricchio – sono uno strumento insostituibile per le imprese, specie per le Pmi, e per il loro processo d'internazionalizzazione». Che fare per ridare forza alle fiere? Per Cfi rimane strategico riportare in sede governativa la regolamentazione delle manifestazioni fieristiche con qualifica internazionale. Centrale rimane anche il tema della certificazione dei dati: 72 fiere hanno avanzato richieste per accedere al fondo di 500mila euro stanziati dal ministero dello Sviluppo economico. «È un segnale di maturità» dice Auricchio.
E la tendenza a esportare il meglio dell'offerta italiana? Promuove davvero il made in Italy? «Soltanto – sostiene il presidente del Cfi – se gli operatori portano all'estero il meglio dell'offerta italiana, lasciando il resto alla visita della fiera madre in Italia». Le repliche degli eventi internazionali – spiega – non devono depauperare il nostro patrimonio fieristico. «Non possiamo permetterci eventi senza buyer cinesi o americani – conlude Auricchio – Ma nessuna trasfusione di sangue. Va benissimo che ci sia una o più repliche all'estero di Vinitaly, del Salone dell'arredamento, di Cosmoprof o di Lineapelle. Ma l'edizione completa bisogna organizzarla in Italia».
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