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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2013 alle ore 06:49.

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MILANO
La crisi dei consumi affonda le vendite ma rilancia il risiko delle catene commerciali. Il primo semestre è stato ancora trainato dagli acquisti di smartphone e tablet ma il risultato finale rimane in rosso. Precipitano audio video e fotografia, avanzano moderatamente computer e notebook, negli elettrodomestici perdono ancora colpi lavastoviglie, forni e piani cottura, migliorano frigo e lavatrici.
Nel complesso, le rilevazioni di Aires, l'associazione dei retailer, indicano per il primo semestre del 2013 un calo di fatturato del 2,6% a 4,22 miliardi. Aires riunisce le principali catene commerciali con insegne note come Trony, Dixe, Elite, Euronics, Expert, Media World-Saturn, Unieuro: la quota di mercato è del 68% con 1.550 punti vendita e un fatturato di 9,58 miliardi nel 2012. Il mercato totale vale 13,4 miliardi (dato di Gfk).
Lo scivolone rovinoso è avvenuto, in particolare, sui prodotti audio video, cioè televisori, video Dvd e blu ray: il calo è stato di oltre il 21 percento. Alessandro Butali, presidente di Aires (e titolare di una catena nel Centro Italia) premette che il video pesava per circa un terzo sui ricavi complessivi. «La crisi del video – osserva – arriva dopo l'accelerazione forzata del digitale terrestre che ha travolto le nuove tecnologie, come il 3D e le smart Tv: non hanno innescato la corsa all'acquisto».
«Nè saranno in grado di farlo i nuovi Oled Tv – interviene Carlo Alberto Lasagna, dg di Expert – cioè quelli con lo schermo curvo: non sembrano in grado di rivoluzionare il mercato come il digitale terrestre. Scenderemo dai 6,5 milioni di Tv venduti ogni anno con la spinta del digitale terrestre a 4-4,5 milioni. Comunque al di sopra dei 3 di un tempo».
«Negli ultimi due anni il valore del mercato si è contratto del 16% – sottolinea Mario Maiocchi, ad di Unieuro – nonostante un'innovazione tambureggiante: senza, il calo sarebbe stato del 25%». Al contrario procede a due cifre la marcia di tablet e smartphone, +27 percento. «Anche se ora si registra una decisa discesa del prezzo medio – precisa Butali – che ci mangia margini e volumi».
Il comparto It (computer, periferiche, software) risulta stabile, con un +4,2% a circa 887 milioni per le catene di Aires. Nei grandi elettrodomestici prevale la tenuta delle vendite (+1,1% a 720 milioni), ma Ceced rileva sell-in in forte calo per piani cottura, forni e lavastoviglie: si avverte l'attesa per l'avvio dell'ecobonus, oltre che la frenata dell'edilizia. Leggerissima flessione invece per i piccoli elettrodomestici, -0,2 percento.
«Il Nord est – conclude Butali – dà qualche segno di risveglio che è invece mancato in altre aree. Siamo fiduciosi nel piano di incentivi fiscali che il Parlamento si appresta ad approvare sui grandi elettrodomestici, può agevolare un recupero nel secondo semestre». Lasagna, invece, non vede un'inversione di tendenza «e non credo che l'Ecobonus incida più di tanto – sottolinea il dg di Expert – Speriamo che nei quattro mesi conclusivi dell'anno non si vada oltre un calo del 5% del fatturato». In questi ultimi anni la crisi ha inciso profondamente anche sulla proprietà: dopo aver perso nel complesso oltre 200 milioni si e arrivati al redde rationem con lo spezzatino di Eldo, il passaggio di Darty e Fnac a Trony e soprattutto la scomparsa del negozio di vicinato.
«Le aziende sono costrette a ripensarsi – aggiunge Maiocchi, regista del turnaround di Unieuro – dopo aver perso, in 3 anni, fino al 30% di redditività per mq. L'Ebit, tra l'1 e il 3%, può essere spazzato via da una crisi che non accenna ad allentarsi. Non so se basti tagliare costi o rivedere formati. Forse si dovrà pensare a entrare in gruppi d'acquisto, stringere alleanze o fare acquisizioni».
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