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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2013 alle ore 06:50.

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MILANO
All'indomani del chiarimento della Corte Costituzionale sulla sentenza Fiom-Fiat, con la quale i giudici hanno esplicitamente dichiarato l'art. 19 dello Statuto dei lavoratori in contrasto con i «valori del pluralismo e della libertà d'azione delle organizzazioni sindacali» sancito dall'art. 39 della Costituzione, Cgil-Cisl-Uil vanno in pressing e sollecitano uno sforzo normativo che tolga ogni ombra di incertezza al quadro giuridico relativo alla rappresentanza. Un passo auspicato dalla stessa Fiat, che ancora mercoledì ha chiesto «certezza del diritto e uniformità dell'interpretazione normativa» in relazione al tema della rappresentanza. Il Lingotto attende le interpretazioni dei giudici di merito e sulla base di queste si riserverà di «valutare – spiega una nota – se e in che misura potranno modificare l'assetto delle proprie relazioni sindacali e in prospettiva le strategie industriali in Italia». Lo stesso ad di Fiat Sergio Marchionne, nella serata di mercoledì, ha infine definito come «possibile» l'ipotesi di un trasferimento della sede legale in Olanda, dopo la fusione con Chrysler.
Il paventato rischio di un disimpegno di Fiat dall'Italia ha surriscaldato, nella giornata di ieri, il dibattito sindacale. Su un punto tutti sono concordi: serve un quadro normativo chiaro. Il punto di partenza ideale è l'accordo interconfederale, firmato con Confindustria il 31 maggio. Lo pensa, tra gli altri, Luigi Angeletti, segretario della Uil. «L'accordo – ha detto – va perfezionato, perchè così com'è non è applicabile al caso specifico, ma da parte nostra non c'è problema ad approvare come legge l'accordo sulla rappresentanza». Detto questo, per il leader della Uil «una grande multinazionale ha diritto a godere della certezza del diritto, servono norme certe. Non credo – ha aggiunto a proposito del temuto trasferimento di sede – che quelle di Fiat siano ritorsioni, perchè ha diritto ad avere certezze». Anche per Giovanni Centrella, segretario dell'Ugl, una legge «va bene, ma dovrebbe determinare con trasparenza il peso specifico di ognuno, con la consapevolezza che la platea è più ampia di coloro che hanno sottoscritto l'intesa con Confindustria».
Per il segretario della Cisl Raffaele Bonanni, invece, «Fiat ha investito fino ad ora e continua ad investire, non ha motivo per dire ogni volta me ne vado». Per Bonanni, inoltre, non serve necessariamente una legge sulla rappresentanza. «Il legislatore è meglio che si astenga dalle materie sul lavoro – ha detto –. Occorre invece applicare l'accordo siglato con Confindustria e che ora stiamo chiudendo anche con tutte le altre associazioni». Per Susanna Camusso, segretario della Cgil, la sentenza della Consulta dimostra che «nessun soggetto, neanche una grande impresa di automobili, può decidere quali sono i sindacati che hanno diritto di esistere e di non esistere». A questo punto, secondo Camusso, Fiat «ha di fronte due strade: riconoscere l'accordo sulla rappresentanza e farne un punto di riferimento, oppure rassegnarsi al fatto che la legge deve essere fatta in fretta».
Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic, ha sottolineato l'urgenza di un intervento. «La sentenza – ha detto – rischia di produrre quantomeno un prolungamento della cassa integrazione per decine di migliaia di lavoratori non solo Fiat, ma anche dell'indotto, a partire da quelli di Mirafiori e di Cassino. Si rende indispensabile un intervento dell'esecutivo e del legislatore». A fine giornata il capogruppo di Sel in Commissione Lavoro Giorgio Airaudo, ex componente della segreteria della Fiom, ha annunciato che «il primo agosto la Commissione inizierà a discutere la proposta di legge di Sel in materia di rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, di rappresentatività dei sindacati e di efficacia dei contratti collettivi di lavoro».
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La vicenda
LA NORMA LA VERTENZA
Lo scontro
In seguito alla pioggia di ricorsi promossa da Fiom (62 in tutto) dopo il varo del contratto Fiat auto (che ha escluso Fiom dalla Rsa, perchè non firmataria), alcuni giudici rinviano
la questione alla Corte Costituzionale, che si pronuncia dichiarando l'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori in contrasto con i principi costituzionali
62
Rsa
L'articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori prevede la possibilità di costituire rappresentanze sindacali aziendali n ciascuna unità produttiva, nell'ambito di un'associazione sindacale dotata di rappresentatività in quanto firmataria di contratti collettivi di lavoro applicati nell'unità produttiva stessa
1970
L'AZIENDA
La presenza in Italia
Oggi Fiat possiede sei stabilimenti produttivi in Italia. A Mirafiori (6.600 addetti, 1.100 relativi alle Officine Maserati Grugliasco, 5.500 per la produzione dell'Alfa Mito), a Sevel-Val di Sangro (6.200 su Ducato e derivati), a Pomigliano (2.150 su Panda), a Cassino (4.000 per Bravo, Delta, Giulietta), a Melfi (5.500 per i suv Fiat e Jeep).
24.350
L'ACCORDO
La svolta
Le parti sono concordi nell'individuare come punto di riferimento del dibattito l'accordo sulla rappresentanza firmato il 31 maggio tra il sindacato e Confindustria. L'intesa prevede nuove regole sulla rappresentatività: ha diritto di stare al tavolo sindacale chi raggiunge almeno il 5% della media tra iscritti e voti conseguiti alle elezioni delle Rsu
5%

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