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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 10:41.

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Palermo, come cambiare una città senza soldi pubblici

PALERMO - Gli imprenditori palermitani si candidano a cambiare Palermo. E lo fanno con un progetto già presentato qualche tempo fa e che ora sta entrando nella fase operativa: costruire un acquario suol modello di quello genovese e recuperare alla città una vasta area del water front. Alla base un principio: le opere non saranno realizzate con fondi pubblici ma grazie al project financing.

A distanza di quasi due anni dalla presentazione del Masterplan per Palermo (interamente finanziato dagli imprenditori) da parte di Confindustria Palermo si cominciano così a intravedere i primi fatti concreti e ciò anche grazie alla disponibilità dell'amministrazione comunale guidata da Leoluca Orlando il quale in più di un'occasione si è impegnato pubblicamente a sostenere le iniziative degli imprenditori immaginando una trasformazione urbana anche in vista della candidatura di Palermo capitale della cultura nel 2019.

Il punto di partenza individuato dagli imprenditori per cominciare a rendere concrete le idee progettuali individuate a suo tempo è di intervenire sul Mercato ittico: tra gli interventi pensati a suo tempo c'è anche quella della Fiera del Mediterraneo e l'ampia area della Zisa dove si trova il castello arabo-normanno ma soprattutto gli ex fabbrica Ducrot (già attive come fabbrica di mobili Golia ai tempi dell'Esposizione Nazionale di Palermo del 1891/92 e successivamente dirette dall'ingegnere francese Vittorio Ducrot, che nel 1899 aveva iniziato una collaborazione col massimo esponente del Liberty Ernesto Basile), oggi Cantieri culturali.

Obiettivo Cala. Il comitato coordinato dal vicepresidente di Confindustria Palermo Luciano Basile, che si è riunito nei giorni scorsi ha dunque individuato una parte del water front cittadino, quella che sta incuneata tra la Cala (il porto turistico di Palermo) e il sito archeologico del Castello a Mare negli ultimi anni recuperato dall'Autorità portuale. L'idea su cui sta ragionando anche l'amministrazione comunale è quella di trasferire altrove il mercato ittico che attualmente si trova in quell'area e costruire al suo posto l'acquario e altri servizi per il tempo libero, restituendo ai palermitani e ai turisti la fruizione di un pezzo importante del water front.

Il modello, si diceva, è quello di Genova: «La riunione dei giorni scorsi - spiega Basile - ha consentito di approfondire quale tipo di opera da realizzare, a quale modello ispirarsi, con quale forma e quali soggetti coinvolgere». Tutti aspetti che saranno definiti nei prossimi mesi, dopo aver dato l'incarico a un progettista di livello internazionale che abbia già realizzato un'opera importante, per esempio l'acquario di Genova, per redigere un progetto di massima. Alla luce di queste valutazioni un nome su cui gli imprenditori palermitani sembrano puntare è proprio quello di Renzo Piano anche perché è condivisa già l'idea che ha ispirato la progettazione dell'acquario genovese: abbattere i muri tra il mare e la città e consentire una migliore fruizione del water front per il momento fortemente penalizzato. Un altro nome che che circola è quello dell'architetto Ettore Piras che dell'Acquario di Genova è stato direttore ai lavori.

«Dopo questa fase - spiega ancora Basile -, sarà possibile costruire un business plan con il quale iniziare un'interlocuzione con partner finanziari ed istituzionali per poi poter passare alla fase esecutiva. Di certo si tratta di una grande opera ambiziosa che sarebbe fondamentale per il rilancio dell'economia della città e dell'isola».

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