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Questo articolo è stato pubblicato il 27 luglio 2013 alle ore 08:24.

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TARANTO
Liberi dopo un anno di arresti domiciliari ma con l'obbligo di dimora. È finita ieri mattina la detenzione di Emilio e Nicola Riva, padre e figlio, ex presidenti dell'Ilva, e di Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto. Tornano in libertà per scadenza dei termini e tuttavia il gip Patrizia Todisco ha ritenuto dover adottare nei loro confronti un'ulteriore misura cautelare. Per Emilio Riva e Capogrosso c'è anche il divieto di espatrio.
I tre, insieme a cinque dirigenti dell'Ilva, responsabili degli impianti dell'area a caldo del siderurgico, furono arrestati il 26 luglio 2012. Quel giorno scattò anche il sequestro senza facoltà d'uso di parte della fabbrica. L'accusa: disastro ambientale. Sostenuta da una lunga indagine e dalle perizie consegnate al gip nelle quali si asserisce che l'inquinamento dell'Ilva provoca malattia e morte. Dopo pochi giorni, ad agosto, i cinque dirigenti tornarono liberi su decisione del Tribunale del Riesame, mentre i Riva si sono sempre visti confermare la misura restrittiva da gip, Riesame e Cassazione. Capogrosso, inoltre, è stato anche arrestato di nuovo il 26 novembre e stavolta trasferito dai domiciliari in carcere per un nuovo troncone dell'inchiesta. In seguito Capogrosso è stato scarcerato e tornato ai domiciliari.
Adesso sul fronte giudiziario il passaggio atteso è quello della chiusura dell'inchiesta con l'invio dei relativi avvisi. Il procuratore capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, avrebbe voluto concludere il lavoro prima della pausa feriale ma in realtà sembra che si vada a settembre. Ancora nelle ultime ore la Guardia di Finanza ha sequestrato documenti negli uffici della Regione Puglia e della Provincia di Taranto in relazione alla discarica llva «Mater Gratiae». Vicenda, questa, che ha innescato un nuovo filone di approfondimento con l'arresto in carcere, il 15 maggio, del presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, dopo qualche giorno messo ai domiciliari. Secondo indiscrezioni, una quarantina di persone potrebbero ricevere gli avvisi di chiusura delle indagini. E non ci sarebbero solo uomini dell'Ilva ma anche esponenti della pubblica amministrazione e forse della politica. Per i magistrati, infatti, l'inchiesta ha messo in luce anche un sistema di complicità e di pressioni servito ai Riva e all'Ilva per tenere al riparo l'azienda da controlli e provvedimenti in materia ambientale.
Intanto si accinge alla volata finale il decreto legge con cui il Governo, il 4 giugno, ha commissariato la società affidandola ad Enrico Bondi. Tra lunedì e martedì il provvedimento, già approvato dalla Camera l'11 luglio, arriverà in aula al Senato per la conversione in legge. Poichè il decreto decade il 3 agosto e quindi i tempi sono strettissimi, la maggioranza giorni fa ha ritirato gli emendamenti e respinto quelli di Sel e Cinque Stelle. Non è da escludere però che le opposizioni tornino a riproporli in aula. Anche alla Camera, del resto, il decreto è stato approvato con qualche giorno di ritardo sul previsto per il prolungarsi della discussione. Infine in fabbrica si avvia alla fermata di due settimane l'acciaieria 1. È uno stop imposto dalla crisi di mercato. Settimane addietro c'è stato quello dell'altoforno 2. Per fronteggiare la crisi e le fermate dovute ai lavori dell'Aia, l'Ilva ha attivato 3.640 contratti di solidarietà.
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1,8 miliardi Il costo della bonifica Gli investimenti del gruppo Ilva per risanare (Aia) il polo di Taranto
11.431 I dipendenti Stima complessiva sugli addetti dello stabilimento siderurgico Ilva

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