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Questo articolo è stato pubblicato il 28 luglio 2013 alle ore 08:35.

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di Antonio Preto Nel suo Consiglio del 25 luglio, Agcom ha chiuso l'analisi preliminare del progetto di scorporo della rete di accesso di Telecom Italia. A settembre si avvierà l'analisi coordinata dei mercati per decidere quali obblighi regolamentari rimuovere, modificare, mantenere e imporre in capo a TI alla luce del nuovo assetto post-scorporo.
Con la parola scorporo si indica un'operazione complessa, con pochi precedenti al mondo. Telecom Italia intende far confluire le componenti principali della rete fissa di accesso, quella che collega gli utenti alle centrali, in una nuova società. La parte più rilevante di questo progetto, presentato volontariamente da TI, è la cosiddetta equivalenza degli inputs (EoI) grazie alla quale gli operatori potranno competere con la divisione commerciale di Telecom Italia, operatore verticalmente integrato, utilizzando esattamente gli stessi servizi all'ingrosso, alle stesse condizioni tecniche ed economiche. L'EoI sarebbe un miglioramento del modello di offerta di tali servizi rispetto all'attuale equivalenza degli outputs con la quale Telecom Italia vende agli operatori alternativi servizi sufficientemente comparabili a quelli offerti alla propria divisione commerciale, ma assicurando gli stessi risultati in termini di qualità del servizio.
Il modello di EoI è così efficace contro forme di discriminazione che la Commissione – in una sua bozza di raccomandazione che suggerisce come adottare una regolamentazione funzionale alla realizzazione degli investimenti per la rete in fibra – l'ha posto come una delle condizioni che permetterebbero al regolatore nazionale di alleggerire il controllo sui prezzi dei servizi in fibra. Alleggerimento che gli operatori reputano necessario per realizzare gli onerosi investimenti di cablaggio.
Nel Regno Unito, patria dell'EoI, British Telecom ha realizzato una separazione divisionale adottando lo stesso modello di equivalenza proposto dal nostro incumbent. Oggi OpenReach è una divisione di BT che offre a tutti gli operatori gli stessi servizi di accesso alla rete ed è considerata un'esperienza di successo. BT è una società che crea valore e il mercato può ritenersi concorrenziale con un canone mensile per l'unbundling di 7,02 sterline (8,12 euro). Ma la strada per l'EoI non è stata facile. Dopo 7 anni l'EoI non è ancora stato raggiunto al 100% e BT ha stimato un costo per la sua realizzazione di circa 2 miliardi di sterline. Per questo motivo la bozza di raccomandazione della Commissione invita a definire una roadmap dettagliata che stabilisca le tappe verso la piena applicazione dell'EoI.
L'operazione proposta da Telecom Italia è volontaria ed è noto il contesto nel quale essa è maturata. Il compito del regolatore non è quello di indagare sulle ragioni di tale scelta industriale né tantomeno di negoziare termini e modalità dell'operazione come la definizione del perimetro dei servizi da offrire in EoI, gli assetti organizzativi e societari. È indubbio che la separazione societaria proposta da TI permette di introdurre una maggiore trasparenza sul mercato rispetto al modello di separazione funzionale britannico. È altrettanto pacifico ritenere che tale trasparenza può aumentare in caso di una separazione proprietaria oppure, come vado dicendo da tempo, di una governance duale per la società della rete. Ma queste considerazioni sono del tutto personali come del resto gli auspici nei confronti di un assetto capace di attirare le risorse necessarie al finanziamento dei nuovi investimenti.
Il regolatore ha il compito di stabilire regole e condizioni affinché Telecom Italia possa sapere cosa ottiene come "dividendo regolatorio” in funzione delle sue proposte pro-concorrenziali. Ed è per questo che la nostra attenzione è sulla governance dell'EoI. Personalmente preferisco la designazione di un organismo esterno alla società, nominato da Agcom, che controlli tra l'altro l'attuazione della roadmap e che riferisca ad Agcom stessa.
Il progetto di TI è sicuramente un cambio di rotta per la società ma anche per il sistema-Paese. Stiamo infatti parlando dell'asset principale sul quale sviluppare un'economia basata sulla conoscenza. Per questo motivo è riduttivo vincolare il successo di questo progetto con i prezzi che Agcom ha recentemente approvato in quanto limitati al 2013. Trattandosi di un progetto di lungo periodo, è opportuno guardare alle condizioni che approveremo con l'analisi dei mercati che coprirà il prossimo triennio. Ma anche se i nostri cicli di regolazione hanno una vita utile triennale, si inseriscono nel quadro disegnato dalla legge nazionale che ha recepito le direttive settoriali. Quadro noto anche a tutti gli attori del mercato. Quadro che, in virtù del principio di sussidiarietà, lascia sufficienti margini di discrezionalità al regolatore nazionale che, con la sua terzietà e indipendenza, ha il compito di garantire un'adeguata remunerazione degli investimenti e dei costi per la realizzazione della rete, di garantire la parità di accesso a tutti gli operatori per sviluppare la concorrenza e, infine, di tutelare il consumatore finale.
La sviluppo della rete prospettato dal progetto di scorporo è come una vetta. E per raggiungere una vetta bisogna attrezzarsi adeguatamente. Bussola, scarponi, maglione, ma anche energia e pazienza. Il sentiero è stretto e tortuoso e l'esperienza britannica ci insegna che non ci sono scorciatoie. La cima che si staglia sul cielo azzurro è alla nostra portata. Ci sarà da faticare, ma sappiamo che è per il bene del Paese.
Commissario Agcom
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