Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2013 alle ore 06:47.

My24

MATERA. Dal nostro inviato
Reti d'impresa per dare personalità giuridica al distretto, rafforzare l'internazionalizzazione con lo strumento delle fiere, proseguire con l'esperienza della scuola del design, riprendere il progetto del bollino di certificazione. E, soprattuto, superare il dualismo territoriale tra Puglia e Basilicata. È su questi punti che Donato Caldarulo, indicato come prossimo presidente del Distretto del mobile imbottito di Matera, vuole impostare il programma d'azione.
Come dovrebbe cambiare il distretto per uscire da questa lunga fase di affanno?
Oggi siamo più attrezzati e preparati nella gestione della crisi perchè veniamo dalla grande ristrutturazione del 2003, imposta dalla caduta delle barriere doganali. Abbiamo un prodotto di alta qualità, conosciuto in tutto il mondo. Abbiamo un alto tasso di artigianalità nella lavorazione di un prodotto industriale. Dobbiamo lavorare sull'organizzazione.
Concorrenza e mercati esteri sono diventati il tallone d'Achille.
Per questo dobbiamo puntare ancora di più sulla internazionalizzazione e sul sistema fieristico. Però c'è il fattore costi. La maggioranza delle imprese del distretto sono piccole e non hanno la capacità di sostenere investimenti dell'ordine dei 300-350mila euro per partecipare a una fiera. Servono programmi di sostegno, consorzi di partecipazione per aiutare questo tessuto imprenditoriale ad andare al Salone di Milano, alle fiere in Germania, Gran Bretagna, in Corea o Giappone.
Forse serve anche un cambio di cultura industriale.
Certamente. Dobbiamo imparare a fare rete. Le polemiche di queste settimane con il gruppo Natuzzi hanno avuto un pregio, ci hanno hanno fatto stringere i ranghi, ci hanno portato al confronto. Dobbiamo essere uniti sui progetti di modernizzazione, invece riusciamo ancora a dividerci, in piena crisi, su dettagli di costi orari. Così perdiamo di vista il bersaglio principale.
Quale sarebbe?
Rimanere competitivi. Ci sono segnali di un ritorno di interesse sul prodotto italiano. Ce lo dicono i buyer e lo vediamo. Ma sappiamo anche che le risorse sono poche. Con la rete d'impresa potremmo dare personalità giuridica al distretto e partecipare quindi ai bandi pubblici con progetti industriali.
L'accordo di programma va in questa direzione?
In parte. Alle aziende del divano sono destinati 20 milioni su 101 totali. Non è molto. Ma per fare ricerca e innovazione possono essere una buona base di partenza. Di partenza, ribadisco, poi serve altro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi