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Questo articolo è stato pubblicato il 31 luglio 2013 alle ore 08:38.

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Topolino passa alla Panini. Addetti in sciopero contro il trasferimento da Milano a Modena

Nel 1988 quel passaggio non fu digerito granché bene dalle parti di Segrate. Dopo 53 anni, alla Disney production pensarono che la gestione diretta della pubblicazione e dell'immagine di Walt Disney in Italia avrebbe reso di più del sodalizio con Mondadori, che andava avanti dal 1935, da quando la casa di Segrate subentrò all'editore fiorentino Giuseppe Nerbini, che partì con il settimanale Topolino nel 1932.

Quella che si è ufficialmente aperta ieri è così la quarta era di Topolino, che dall'autunno inizierà a parlare emiliano. Le voci si rincorrevano da qualche tempo sul web e sui blog, ma ieri un'accelerazione sindacale ha fatto mettere sul tavolo le carte di una partita comunque non in discesa.

La Panini di Modena – leader mondiale delle figurine da collezione e quarto editore europeo per ragazzi che in Italia pubblica le strisce della Marvel Comics – ha siglato un accordo preliminare per rilevare la divisione periodici della Disney (Disney Publishing), che pubblica Topolino e altre riviste per bambini come Bambi, Winnie the Pooh e Witch. La conferma alla notizia rilanciata da fonti sindacali nel pomeriggio è arrivata dalla stessa Disney Italia con una nota. «L'operazione – si legge – permetterà di valorizzare l'esperienza di Panini, editore multinazionale italiano leader nel mercato dei comics, che ha al suo attivo una lunga e fruttuosa collaborazione nella distribuzione dei periodici Marvel». Un passaggio che comunque non sarebbe indicativo di disinteresse, visto che «Disney rimarrà comunque fortemente coinvolta in tutti i prodotti editoriali oggetto dell'accordo, al fine di garantire il patrimonio e l'alta qualità di storie e fumetti che hanno accompagnato e divertito intere generazioni di italiani». E in effetti va letto in questa direzione il fatto al centro del passaggio ci sia per ora una licenza di 6 anni per la pubblicazione dei periodici.

A parte questa nota, bocche cucite da parte delle aziende su prezzo, timing e condizioni di un'operazione che porterà in terra emiliana riviste cult per i bambini fra cui primeggia il topo più famoso dell storia. Che ha perso un po' di smalto rispetto agli albori: la vendita pagata di poco superiore alle 136mila copie rilevata da Ads a maggio 2013 è ben altra cosa rispetto alle 330mila copie del 2004 e al milione di tiratura che si sfiorava nei primi anni 90. Internet, tablet, smartphone non hanno reso e non stanno rendendo la vita facile impattando, e non poco, sulle abitudini di svago dei più piccoli.

Ma Topolino resta pur sempre un must. Per il cui passaggio la Disney ha guardato a un'azienda, la Panini di Modena, che nel suo segmento rappresenta un'istituzione, con album di figurine dei calciatori pubblicati ininterrottamente dal 1961, fatturato superiore a 637 milioni di euro, distribuzione in più di 110 Paesi e un organico superiore a 900 dipendenti.

A uscire per primi allo scoperto sull'operazione sono stati i sindacati. Al centro delle preoccupazioni il previsto trasferimento di 22 persone da Milano a Modena. «La Disney - conferma Guido Besana, dell'Associazione lombarda dei giornalisti – ci ha incontrati il 17 giugno, confermando la trattativa con Panini e precisando che a essere ceduta sarebbe stata la divisione publishing, mantenendo invece in casa tutto il resto: dal cinema, ai gadget al merchandising». Ma fu la stessa Disney a gettare acqua sul fuoco dicendo che i tempi non erano maturi. Un incontro successivo, venerdì scorso, ha però dato tutt'altro esito: «La Panini ci ha ricevuto – aggiunge Besana – e ci ha spiegato che sarebbe stato necessario il trasferimento di 22 persone a Modena». Da qui l'assemblea generale dei lavoratori ieri e la proclamazione di due giorni di sciopero. Il primo c'è già stato ieri.

Le 22 posizioni oggetto della discordia sono per metà giornalisti e per l'altra metà poligrafici e rappresentano circa un decimo del totale degli addetti (283 fra dirigenti e impiegati al 30 settembre 2012) della Walt Disney Italia che, stando all'ultimo bilancio depositato, ha realizzato ricavi per 365 milioni di euro al 30 settembre 2012, di cui il 12% (sopra i 43 milioni) dal publishing.

La polemica sindacale ha dunque per ora impattato su un passaggio che tutto sommato non è malvisto all'interno del personale e dei sindacati stessi. «Riteniamo che le richieste di Slc Cgil Milano e dei lavoratori siano giuste – ha dichiarato Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil – perché chiedere a Disney e Panini di trovare soluzioni alternative rappresenta l'occasione di non rovinare un'operazione virtuosa e di spessore valutata positivamente dalla nostra organizzazione sindacale. Il rischio infatti è quello di assistere a lavoratori spinti alle dimissioni».

@An_Bion

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