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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2013 alle ore 21:03.

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Antidumping sul vino, nel mirino della Cina anche l'italiana Cevico: esportare diventa una corsa a ostacoli

Fa un altro passo avanti l'indagine antidumping sul vino aperta da Pechino, ritorsione all'inasprimento europeo sui pannelli solari importati dalla Cina (su cui è stato trovato un compromesso).

Sono sei le società vinicole europee selezionate dalle autorità cinesi ai fini dell'indagine antidumping e antisussidi promossa da Pechino. Si tratta dell'italiana Gruppo Cevico, delle francesi Castel Freres, Maison Jean Loron, La Guyennoise e Les Grands Chais de France e la spagnola Cherubino Valsangiacomo.

Le aziende selezionate dovranno compilare e inviare, in 37 giorni, un questionario dettagliato su tutti gli aspetti della vita aziendale: costi, ricavi, prestiti, finanziamenti, esposizione bancaria e così via. Il Gruppo Cevico è una cooperativa con sede a Lugo (Ravenna) ma con stabilimento a Forlì. I marchi della scuderia sono 23 tra cui San Crispino, Vigneti Galassi, Terre Cevico Doc e Docgt e tanti altri. Alcuni dedicati alla ristorazione. Nell'esercizio 2011/12 la società ha fatturato 104,5 milioni (87 l'anno prima) con un utile di 879mila euro.

Indagine senza sosta
Quindi nessuna interruzione dell'indagine antidumping dopo il compromesso trovato tra Ue e Cina sui pannelli solari. Il governo cinese è alla finestra: l'unica apertura che potrebbe concedere è la disponibilità a favorire il dialogo diretto fra i produttori di vino europei e quelli cinesi per raggiungere un accordo economico di tipo generale. La Commissione è favorevole all'apertura del tavolo e all'accordo tra produttori e per questo starebbe consulta anche l'associazione dei produttori europei.

Per Sandro Boscaini, patron di Masi Agricola, «l'accusa alla Ue di sovvenzionare l'export di vino è manifestamente infondata. I fondi Ocm vino sono diretti a finanziare le promozionali all'estero e non l'export fisico di vino o i prezzi praticati sugli scaffali cinesi. I cinesi stanno andando avanti perchè hanno già detto che non si tratta di una ritorsione ma della sentenza di un tribunale cinese che ha accolto il ricorso depositato da un'associazione di produttori locali. Forse però interrompere subito la procedura avrebbe confermato la ritorsione mentre se la chiudessero tra un po' di tempo si salverebbe la forma. Spero che la vicenda si chiuda presto».

La lista con lo sconto
Intanto sono 1.300 le aziende italiane (su 1.500 esportatori) che dopo l'accordo euro-cinese sui pannelli solari si sono registrate presso il ministero dello Sviluppo economico ai fini dell'indagine antidumping e antisussidi promossa da Pechino.
Gli esportatori che intendono esportare in Cina devono iscriversi in un'apposita lista che, nel caso di un inasprimento tariffario, potrebbe garantire loro un dazio ridotto.

Twitter @scarci

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