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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2013 alle ore 18:05.

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(LaPresse)(LaPresse)

Cassa integrazione, procedura di mobilità, quindi licenziamento. Il canovaccio, in tempo di crisi, non fa più notizia. Ma c'è chi prova a cambiare il corso dell'inevitabile, guardando alle cosiddette "politiche attive" del lavoro per traghettare i potenziali disoccupati verso un nuovo impiego.

L'accordo tra Gruppo Zucchi, storica azienda del tessile, e Provincia di Milano riparte da qui. Con un occhio allo sviluppo produttivo e commerciale del gruppo, l'altro alle risorse umane, il tentativo è quello di trovare un paracadute per circa 150 di dipendenti dichiarati in esubero dal piano di riorganizzazione aziendale. Una sfida di non poco conto, se si tiene conto che il lavoro è poco e difficile da trovare. Ecco allora pubblico e privato scendere in campo insieme per ridurre i numeri della disoccupazione attraverso percorsi di riconversione e certificazione delle competenze degli addetti in questione.

Ma di cosa si tratta concretamente? «Sono in corso colloqui per rilevare le competenze specifiche dei lavoratori», spiega Mario Corio, direttore risorse umane Zucchi. «L'obiettivo è quello di portare alla luce non solo gli skill aziendali ma anche le competenze informali, quelle che noi chiamiamo personali. In questo modo possiamo scoprire che un'ottima confezionatrice potrebbe riconvertirsi in cuoca oppure un magazziniere con talento nell'aggiustare moto sarebbe in grado di aprire un officina meccanica». Il percorso di riconversione individuato è anche consono alle esperienze professionali del personale del Gruppo Zucchi, che nella maggior parte dei casi ha alle spalle solo la specifica competenza nell'ambito dell'azienda.

Con l'attivazione dai primi di marzo della cassa integrazione straordinaria, gli esuberi sono congelati per due anni. In attesa che il "Patto sociale", così è stato battezzato l'accordo, possa dare i suoi frutti. Quindi, per una volta nessuna richiesta di mobilità, l'azienda ha deciso di scommettere sulle politiche attive, collaborando con la Provincia, attraverso Afol (l'agenzia di formazione e orientamento al lavoro).

Il Patto sociale deriva dalla riorganizzazione aziendale, che ha visto a giugno l'accordo di ristrutturazione del debito con tanto di ricapitalizzazione garantita da Gianluigi Buffon, portiere della nazionale e azionista di riferimento del Gruppo Zucchi. «È in corso il rilancio del retail – aggiunge Corio – ma anche una forte spinta verso l'internazionalizzazione. Da qui la necessità di riequilibrare l'apparato industriale. Da una parte andiamo verso il ricompattamento delle strutture di confezione di Cuggiono, in provincia di Milano, e di Urago d'Olio in provincia di Brescia, che cesserà la propria attività. La sede di Rescaldina, sempre nel Milanese, si trasformerà invece in un polo unico della logistica».

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