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Questo articolo è stato pubblicato il 06 agosto 2013 alle ore 06:50.

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MILANO
E siamo a 29. Se si è esclude il +0,5% di settembre 2011, con il dato di giugno salgono a 29 i mesi consecutivi di flessione per il mercato degli investimenti pubblicitari in Italia.
È da gennaio 2011, infatti, che le comunicazioni della Nielsen sono state tutte un ripetersi di segni meno indicativi di una situazione sempre più precaria, e peggiorata vistosamente nella seconda parte del 2012 che ha chiuso con un -20,7 per cento. In questo quadro, spiega Alberto Dal Sasso, di Nielsen, guardando alla differenza che nel primo semestre dell'anno è stato possibile rilevare «fra le imprese entrate e quelle uscite dal mercato dell'advertising registriamo un saldo negativo pari a -1.268». Dunque ci sono meno imprese che investono. E comunque chi continua a spendere ha stretto i cordoni della borsa: «Quelle investitrici – conferma Dal Sasso – hanno ridotto mediamente dell'8,6% il budget per la comunicazione».
l dati Nielsen sugli investimenti pubblicitari a giugno e nei primi sei mesi dell'anno confermano dunque un quadro critico quanto a risorse in circolo nel mercato dell'advertising, stretto alle corde in questa prima parte dell'anno da crisi economica e dei consumi, ma anche da importanti tendenze al ribasso nei prezzi degli spazi offerti e dal moltiplicarsi della gare. E così, sia nel singolo mese di giugno sia in tutto il primo semestre il decremento su base annua è stato del -17,4 per cento. In pratica, all'appello rispetto al primo semestre 2012 mancano 706 milioni. «Nonostante sia di questi giorni la notizia di un'accelerazione della ripresa in Usa – spiega Dal Sasso – la crisi continua a farsi sentire nel nostro tessuto produttivo, rispecchiandosi nella comunicazione».
Entrando nel dettaglio, per quanto riguarda i settori il decremento è generalizzato. Si salva solo l'informatica (+42,9%) trainata dall'imporsi di smartphone e tablet. Si tratta però di un comparto che pesa l'1% sul totale degli investimenti. A far male sono invece i trend dei settori "big spender": gli alimentari (che pesano il 13,4% sul totale) hanno perso il 22,1%, mentre le automobili (da cui proviene l'11,8% degli investimenti complessivi) registrano un taglio di oltre un quarto (-26,6%). Male anche le Tlc (-9,9%) che valgono il 9,1% degli investimenti totali. Dall'altra parte, per ciò che concerne i mezzi, quotidiani e periodici hanno chiuso a -23,7% e -24,3 per cento. La Tv ha chiuso a -16,4% e la radio a -14,4 per cento.
Occhi puntati ora sui prossimi mesi. Assocumunicazione ha previsto per il 2013 una scivolata del 12,5 per cento. Il presidente dell'Upa, Lorenzo Sassoli de Bianchi, ha successivamente detto (si veda il Sole 24 Ore dello scorso 24 luglio) che se il -12,5% fosse confermato come risultato finale del 2013 sarebbe indicativo di un miglioramento nell'ultima parte dell'anno tale da far pensare ai primi mesi del 2014 con il segno più. «Mi sentirei di confermare questa sensazione», afferma Dal Sasso secondo cui però, analizzando i dati attuali, va considerato che «non c'è stato neanche l'effetto traino che Europei di calcio e Olimpiadi in genere favoriscono».
@An_Bion
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