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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2013 alle ore 10:29.
Incassi: novanta milioni di dollari. «Bene, cominciamo subito a guadagnare», è stato l'immediato commento di Enrique Razon, tycoon dei terminal portuali filippini, appena gli hanno consegnato i conti dei primi tre mesi di attività di Casino Solaire, la sua ultima creatura, fastosamente inaugurata il 13 marzo di quest'anno alla presenza del presidente Aquino: 18.500 metri quadrati di sale da di gioco, 1.200 slot machines, 300 tavoli, 750 milioni di dollari di investimento iniziale (destinati a raddoppiare con la costruzione di annessi alberghi e centro commerciale), 10-15 mila visitatori al giorno.
Su questi numeri sono puntati gli occhi di personaggi che in Asia pesano: Henry Sy, che controlla SM Malls, la prima catena di grande distribuzione del Paese (4 milioni di visitatori al giorno), il giapponese Kazuo Okada, che controlla Universal Entertainment Corporation (uno dei maggiori produttori mondiali di macchine da gioco e videogiochi d'azzardo) e infine Andrew Tan, altro grande imprenditore filippino. Partecipano tutti a una medesima sfida: creare nel cuore di Manila una grande enclave chiamata Entertainement City e interamente dedicata al gioco d'azzardo. Un'altra Macao sulla sponda opposta del Mar cinese meridionale.
La roadmap è già tracciata. Entro il mese di novembre, Henry Sy prevede di aprire il suo Belle Grande Manila Bay: 20mila metri quadrati, 350 tavoli da gioco e 1.900 slot machines. A seguire: sei alberghi (di cui tre a 5 stelle) per un totale di 1.100 posti letto. All'investimento è associata anche Melco Crown Entertainement, che gestisce un grande casinò e diverse attività tristiche a Macao. Nel 2015 sarà il turno di Kazuo Okada con il Manila Bay Resorts. E infine nel 2016 toccherà ad Andrew Tan, che già controlla il primo casinò privato del Paese. Ora, con il nuovo World Bayshore, nel cuore della Entertainement City, il tycoon filippino nato in Cina promette di battere tutti i record e triplicare le dimensioni e ospitare anche un teatro d'opera da 3mila posti e un parco divertimenti a tema. «Sono opportunità irripetibili per aziende come la mia, ma anche per l'intera filiera italiana del mobile-arredo contract, dei materiali di pregio e delle attrezzature outdoor», spiega Alessandro Abbate, ex manager di Targetti Asia e attualmente presidente della Camera di Commercio italiana nelle Filippine e titolare di una società di illuminotecnica (Formalighting) a Manila.
Il progetto Entertainement City ha origine da un'iniziativa di Pagcor, la società che presiede al settore del gioco d'azzardo nelle Filippine (986 milioni di dollari di incassi nel 2012). La sfida è imprimere un salto di qualità promuovendo lo sbarco nelle Filippine di cordate guidate dai grandi operatori immobiliari del Paese, associati però a partner stranieri e società internazionali specializzate nella gestione del gioco d'azzardo, in grado di raccogliere e investire massicci capitali, con iniziative di prestigio capaci di attrarre giocatori da tutta l'Asia.
Obiettivo ultimo: strappare gradualmente a Macao il quasi-monopolio delle case da gioco nella regione. L'esempio viene dalla vicina Singapore, con due iniziative avviate nel 2010 (Marina Bay Sands e Resorts World Sentosa) che da sole hanno prodotto nel 2012 ricavi per 5,85 miliardi di dollari.
Il primo passo, quindi, è stato di mettere a disposizione una grande area edificabile (ex aeroporto militare) di fronte al lungomare di Manila (che si è fortemente rivalutato). A sua volta, il Governo di Manila è venuto incontro con la concessione per tutta l'area dello statuto di Zona economica speciale, che dà diritto a significative agevolazioni fiscali e normative per gli investitori.
Il modello di business, analogo a quello di Macao e Singapore, è ormai collaudato: aree rigorosamente separate per giocatori Vip e pubblico di massa, alberghi di superlusso affiancati da altri a tre stelle, centri commerciali. Per distinguersi: architetture a effetto e arredi sfarzosi, un po' kitch, ma di sicura presa sul pubblico. In aggiunta: sale conferenze, teatri, centri benessere, palestre, parchi giochi. Sottotraccia: cospicue tangenti al popolo dei "junket", gli operatori specializzati che convogliano nelle case da gioco l'immenso popolo cinese dei giocatori d'azzardo (Taiwan inclusa). Entro cinque anni le Filippine prevedono di raggiungere ricavi nel settore analoghi a quelli di Singapore e nel 2030 di attestarsi sui livelli attuali di Macao.
Un traguardo ambizioso, se si pensa a cos'è diventata l'ex colonia portoghese in pochi anni. Nel 2012 gli introiti delle sue 35 case da gioco, l'unica area della Cina dove è consentito il gioco d'azzardo, hanno raggiunto i 37 miliardi di dollari, una cifra che supera di ben sei volte il fatturato dei 122 casinò di Las Vegas. E il gioco prosegue: in giugno i ricavi, secondo i dati forniti dal Macau Gaming Inspection and Coordination Bureau, erano in aumento del 20% su base annua. A Macao sono operativi 35 casinò gestiti da sei concessionari, 20 dei quali appartenenti alla Società di gioco di Macao, 6 alla Galaxy Casino, 4 della Venetian Macao, 3 della Melco Crown Jogos Macao, 1 di Wynn Resorts (Macao) e 1di Mgm Grand Paradise, per un totale di 5.498 tavoli da gioco e 17.035 slot machine. Nel 2012 sono passati per i suoi casinò oltre 30 milioni di giocatori. Gli analisti stimano che il mercato del gioco d'azzardo a Macao toccherà quota 62 miliardi di dollari entro il 2015-17. Per le Filippine insomma la strada è ancora lunga.
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