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Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2013 alle ore 06:50.

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I cinesi vanno avanti nella loro indagine anti dumping sui vini Ue ma i tavoli delle associazioni dei produttori europei e cinesi possono raggiungere un accordo prima che scatti l'inasprimento dei dazi, la prossima primavera: Lamberto Vallarino Gancia, presidente di Federvini, si mostra fiducioso sui risultati del lavoro svolto sui tavoli europei.
«Certo – dice Gancia – il commissario europeo al commercio Karel De Gucht non è riuscito a inserire nell'accordo sui pannelli solari anche quello sul vino, però, insieme agli Stati membri, ha favorito l'incontro tra i produttori europei e quelli cinesi che, con il loro esposto, hanno avviato l'indagine anti dumping».
Di fatto le autorità cinesi non danno l'impressione di voler frenare.
Continuano per la loro strada: l'indagine prosegue e le sei imprese europee selezionate, tra cui l'italiana Cevico, dovranno rispondere, con il supporto dei Paesi, ai questionari di Pechino. Tuttavia l'obiettivo del tavolo aperto tra produttori è quello di non tassare fino a che non si troverà un accordo.
Se ci fosse l'inganno?
Oggi siamo certi che, con il tavolo aperto, non aumenteranno i dazi. Poi credo ci sia anche un po' di furbizia: vanno avanti con l'indagine per ricavare maggiori informazioni sulle società europee e sulle stretegie adottate per penetrare nei mercati. Quindi c'entra la politica ma anche la voglia di saperne di più sui concorrenti.
Il tavolo dei produttori è operativo anche in agosto?
No. Però c'è tempo fino alla primavera del 2014 per trovare una soluzione. Comunque dagli ultimi incontri avuti al ministero dello Sviluppo economico con il vice ministro, con delega al Commercio estero, Carlo Calenda, è arrivata l'indicazione di favorire gli incontri tra produttori e aggiornare i governi sui progressi raggiunti.
Quali sono stati i criteri di scelta delle aziende?
Dalle aziende selezionate si intuisce che hanno optato per quelle che vendono di più in Cina e che hanno prezzi più competitivi sul mercato.
Possono aggiungersi altre aziende?
Se non ricorreranno dovrebbero rimanere soltanto queste sei società. Hanno sette giorni per presentare un ricorso.
Secondo lei i fondi Ocm si prestano a un'indagine anti dumping?
Direi proprio di no. Sono sostegni Ue finalizzati alle iniziative promozionali nei paesi extracomunitari. Non c'entrano niente con gli aiuti diretti a spingere e agevolare le esportazioni delle bottiglie di vino. Peraltro è un sistema che ha ottenuto il consenso delle autorità internazionali.
Dobbiamo nutrire ancora fiducia nel fronte comune europeo?
Certo. È giusto stabilire un'azione comune con i paesi Ue con i quali condividiamo interessi commerciali. Un'Europa più coesa è fondamentale per non lasciare sole le imprese all'estero.
I produttori italiani sfonderanno in Cina?
Oggi in Cina abbiamo una quota di mercato modesta ma, in prospettiva, può diventare un mercato di primo piano: è uno dei paesi in cui i consumi di vino sono in crescita.
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IL PIANO PROMOZIONALE
Investimento in Cina
L'Istituto grandi marchi e Italia del vino hanno presentato al ministero per le Politiche agricole un progetto triennale d'intervento per il mercato cinese. Chiedono un investimento complessivo di 4,7 milioni di euro. Rispetto a singole iniziative, il progetto racchiude elementi di novità per l'intero settore del vino italiano

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