Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 agosto 2013 alle ore 06:49.

My24


MILANO
Pugno di ferro del governo cinese. L'ipotesi di una guerra commerciale con l'Europa rimane in piedi.
Il ministero del Commercio ieri ha ribadito che l'inchiesta anti-dumping e anti sussidi sui vini provenienti dall'Unione europea andrà avanti nonostante l'accordo euro-cinese sui pannelli solari siglato il 27 luglio. La Cina aveva lanciato l'inchiesta sui vini europei il 5 giugno scorso, una ritorsione alla decisione della Commissione europea di applicare dazi provvisori all'11,8% sui pannelli solari provenienti dalla Cina. Alla fine del mese scorso le due parti hanno raggiunto una «soluzione amichevole» che ha permesso a Pechino di evitare, dal 6 agosto scorso, i dazi al 47,6% sui propri pannelli fotovoltaici diretti verso l'Eurozona.
In cambio del sacrificio sui pannelli solari (con qualche mal di pancia dei tedeschi), il commissario europeo al commercio, Karel De Gucht, aveva fatto intendere che si sarebbe andati a un armistizio anche sul vino. E senza archiviare del tutto l'ipotesi di aprire un'altra indagine sull'export cinese di materiale telefonico.
Nel mirino di Pechino è finito il sistema di sostegni Ue all'export di vino: aiuti però diretti a sostenere le iniziative promozionali nei paesi extra Ue e non a facilitarne le esportazioni. Peraltro questo sistema d'incentivi, risalente al 2008, ricevette l'assenso in sede Wto. Intanto sono 1.300 le aziende italiane (su 1.500 esportatori) che dopo l'accordo euro-cinese sui pannelli solari si sono registrate nella "lista dei buoni" presso il ministero dello Sviluppo economico. Nel caso di un inasprimento tariffario gli esportatori registrati potrebbero beneficiare di un dazio ridotto. «In dieci giorni – osserva il presidente del Consorzio del Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – abbiamo dovuto preparare tutti i documenti e farli tradurre in cinese. Il nostro importatore di Hong Kong ci ha raccomandato la massima accuratezza ma, personalmente, mi sono sembrate delle pratiche inutili».
Inasprire adesso i dazi sul vino italiano sarebbe un danno gravissimo per i nostri esportatori, ancora inchiodati al 5% del mercato cinese contro il 50% dei francesi. Lo scorso anno le vendite in Cina sono aumentate del 9% toccando 18 milioni di ettolitri, quasi quanto i consumi in Italia. Ma soprattutto è uno dei pochi paesi con consumi in crescita. Oggi alla dogana l'Italia paga un dazio del 14,7% e nel 2012 ha versato dieci milioni. Nel complesso le società esportatrici italiane hanno pagato dazi alle frontiere di tutto il mondo per almeno 270 milioni su un export totale che ha sfiorato i 5 miliardi.
Sull'anti dumping Pechino procede come un panzer, mettendo nel mirino sei società vinicole europee: l'italiana Gruppo Cevico, le francesi Castel Freres, Maison Jean Loron, La Guyennoise e Les Grands Chais de France e la spagnola Cherubino Valsangiacomo. Se non faranno ricorso le aziende "sotto inchiesta" rimarranno solo queste.
A loro modo però i cinesi sono coerenti: sin dall'inizio hanno dichiarato che l'iniziativa non era una ritorsione ma la sentenza di un tribunale cinese dopo l'istanza di un'associazione di produttori nazionali. Quindi l'indagine andrà avanti. Fino a quando? «Speriamo si concluda presto – dichiara Ruenza Santandrea, presidente della ravennate Gruppo Cevico – La Ue ci ha comunicato la decisione delle autorità cinesi e ha aggiunto che abbiamo sette giorni per opporci, ma non abbiamo motivi: è tutto regolare». Nei successivi 30 giorni il Gruppo Cevico dovrà ricevere e rispondere ai questionari dei cinesi, base per consentire di individuare eventuali aiuti illeciti utilizzati per il dumping. «Vedremo quali saranno le loro richieste – aggiunge Santandrea – I criteri di scelta? Bruxelles ci ha riferito che è stato quello del peso dell'export, valido per tutti». Il Gruppo Cevico è una cooperativa con sede a Lugo ma con stabilimento a Forlì. I marchi della scuderia sono 23 tra cui San Crispino, Vigneti Galassi, Terre Cevico Doc e Docgt e tanti altri. Nell'esercizio 2011/12 (terminante a luglio) la società ha fatturato 104,5 milioni (87 l'anno prima) con un utile di 879mila euro. «Quest'anno – conclude Santandrea – siamo cresciuti ancora come del resto nell'ultimo triennio».
Meno ottimista sull'indagine antidumping è Ettore Nicoletto, ad di Santa Margherita: «Alla fine le indagini in corso, i questionari e le "liste dei buoni" funzionano alla stregua di barriere non tariffarie. Complicano la vita delle imprese. Spero che questa determinazione dei cinesi non si trasformi nella volontà di inasprire i dazi esistenti: formalmente al 14,7% ma in realtà più pesanti a causa di una serie di imposte diverse». In effetti l'atteggiamento delle autorità cinesi rimane ambiguo: il massimo dell'apertura concesso è stato di subordinare ogni decisione all'esito di un tavolo aperto tra associazioni dei produttori europei e cinesi. L'esito però è rinviato all'autunno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA PACE
Scambio mancato
Il Sole 24 Ore dello scorso 28 luglio in cui si dava conto della «soluzione amichevole» raggiunta tra Commissione europea e Cina sull'import di pannelli solari nell'Unione. Pechino ha accettato di imporre un prezzo minimo alla sua produzione, scontentando però le aziende europee che considerano l'accordo troppo favorevole ai cinesi.
L'intesa doveva servire a evitare le ritorsioni minacciate da Pechino sull'import di vini europei. Pechino però va avanti con l'anti dumping e ha selezionato sei nomi di aziende europee da indagare

Ultimi di sezione

Shopping24

Dai nostri archivi