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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2013 alle ore 08:36.

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Turismo, stagione salva grazie agli stranieri

Poteva andare molto peggio. Alla fine, però, un sorprendente colpo di reni della domanda internazionale ha mantenuto a galla il settore. Archiviata la parentesi di Ferragosto, l'estate del turismo volge al termine con un bilancio caratterizzato da un leggerissimo calo delle presenze rispetto all'anno scorso.

Merito soprattutto dei visitatori stranieri, la cui inaspettata vivacità ha difatti limitato i danni della flessione di domanda interna. E pazienza se parecchie strutture, per non rinunciare a essere competitive, hanno scelto di tenere bassi i prezzi, con tutte le conseguenze negative in termini di contrazione del fatturato. Per parlare di numeri ufficiali è presto, ma i dati raccolti dal Sole 24 Ore tra gli operatori lasciano vedere il bicchiere mezzo pieno: la bella stagione dovrebbe concludersi con un calo di presenze dell'1% rispetto al 2012. Determinante la domanda estera: crescono del 3% i pernottamenti di stranieri, con un incremento del contributo di Nord Europa e Paesi emergenti, stabilità del mercato russo e calo di Spagna e Portogallo. Per contro, le presenze italiane appaiono caratterizzate da una flessione che oscilla tra l'1,5 e il 2 per cento.

«Se consideriamo il momento difficile che sta attraversando il Paese, - commenta il presidente di Federturismo Renzo Iorio - tocca accogliere favorevolmente le performance dell'estate 2013. A tenere è stato soprattutto l'alto di gamma, grazie ai nuovi ricchi dei Paesi emergenti. Non è un caso se nei primi quattro mesi dell'anno, quelli in cui l'estero pesa pochissimo, il bilancio per il segmento è stato decisamente più magro. L'offerta di fascia media o bassa con l'estate ha sofferto di più, perché gli italiani, clienti di riferimento, si sono mossi poco». La bella stagione, secondo Federturismo, dovrebbe in qualche modo aggiustare i conti finali della nostra industria dell'accoglienza. «E potrebbe rappresentare - secondo Iorio - un punto per ripartire verso un 2014 migliore».

Tra le location, bene le mete che, oltre al mare, offrono cultura ed eventi: Sicilia orientale (presenze al +8%), Puglia (+5%), Sardegna (+5%) e Versilia (+2%). Ornella Laneri, presidente di Federturismo Sicilia, parla di «buona tenuta del sistema turistico regionale, purtroppo non supportata da adeguate politiche di fiscalità da parte del decisore pubblico». Qualche difficoltà in più per Riviera adriatica, Liguria (-3%), Penisola Sorrentina e Costiera Amalfitana (-2%), dove i soggiorni tendono a farsi più brevi. Per Alessandro Giorgetti, numero uno della Federalberghi emiliano romagola, «considerando le premesse di una stagione contrassegnata dal calo della domanda tradizionale, è andata persino meno peggio di come si temeva». Americo Pilati, presidente degli albergatori liguri, si sofferma sull'«assenza degli italiani» e la «crescita del fenomeno bed and breakfast: si viene in albergo chiedendo solo i servizi di pernottamento e prima colazione». Malissimo chi, come la Calabria (-30%), offre soltanto spiagge: secondo Demetrio Metallo della Federturismo regionale, «gli operatori sono in grandissima difficoltà. Poche isole felici hanno limitato il danno».

In casa Federalberghi si parla di «punto di frenata della crisi». Il presidente degli albergatori di Confcommercio Bernabò Bocca fa infatti riferimento a «un lieve incremento tra arrivi e pernottamenti di italiani e stranieri, sia alberghieri sia extralberghieri», pur denunciando «un calo di fatturato dovuto ai prezzi più bassi e una flessione dei lavoratori». Federalberghi, nella sua ultima indagine sulla stagione in corso, registra infatti un balzo in avanti del 3% delle presenze straniere e la tenuta (+0,5%) del mercato italiano, note positive cui fa da contraltare il ridimensionamento (-5%) dei ricavi. Uno scenario che, secondo il presidente Bocca, «non può farci gridare al miracolo. Parliamo infatti di un modesto rialzo rispetto ai dati del 2012, quando ci fu un calo del 19 per cento. Credere pertanto che tutti i problemi siano risolti e che da oggi in poi il settore possa riprendere il suo cammino senza difficoltà è pura utopia».

Esiste poi un problema legato al prodotto Italia che, secondo il presidente di Astoi Nardo Filippetti, «sconta ormai da tempo una debolezza strutturale dell'offerta. Il deficit principale è relativo al rapporto qualità/prezzo, fattore che risulta penalizzante, soprattutto nell'attuale fase di recessione. Al cattivo rapporto qualità/prezzo - continua l'imprenditore - si aggiungono la scarsa innovazione di prodotto, il mancato adeguamento alla rapida evoluzione della domanda e la perdita della cultura dell'ospitalità che un tempo caratterizzava la nostra offerta e sul cui recupero c'è un grande lavoro da fare, soprattutto attraverso la leva della formazione degli addetti del settore. Questi elementi di criticità - conclude Filippetti - determinano l'incapacità del nostro Paese di intercettare la domanda interna».

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