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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2013 alle ore 16:03.

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Hi-tech lombardo. La Sapra realizza i sistemi di collaudo per i radar che gestiscono i missili Ariane (Ap/LaPresse)Hi-tech lombardo. La Sapra realizza i sistemi di collaudo per i radar che gestiscono i missili Ariane (Ap/LaPresse)

VARESE - Da Cassano Magnago (in provincia di Varese) a Parigi la strada non è breve. Ma il trentenne Mario Canziani, è riuscito a percorrerla tutta con successo. E adesso si trova a dover lavorare ventre a terra anche durante il mese di agosto. La Sapra ha infatti vinto una commessa del ministero della Difesa francese per i sistemi di collaudo dei radar che sovrintendono alle missioni spaziali dei missili Ariane.

Quest'impresa racconta che, se è vero che "imprenditori si nasce", è anche vero che lo si può diventare. Portando nell'azienda di famiglia nuove visioni e competenze tecniche adatte a gestire una svolta strategica in un momento di crisi e un ancor più complesso passaggio generazionale. È la storia di Mario Canziani, direttore della varesotta Sapra elettronica che, entrato nell'azienda fondata dal padre Enrico più di quarant'anni prima, ha saputo imprimere una svolta trasformando l'impresa da semplice fornitore di prodotti informatici (hardware e software) per l'automazione industriale a partner tecnologico per soluzioni innovative richieste da un'ampia fascia di clienti, tra i quali alcuni big internazionali come Alstom, Renault-Volvo e Fiat-Iveco.

Quale il segreto del successo? «Ho iniziato a lavorare in azienda – racconta Canziani – a 24 anni, nel 2006, e già allora la situazione cominciava a dare segnali critici. Il nostro mercato, fatto di piccole e medie imprese manifatturiere costruttrici di macchine industriali, ci considerava ancora come un'azienda fornitrice di componenti hardware, senza uno specifico know how nel software (incluso nell'offerta). Ci stavamo avvitando su noi stessi, precludendoci ogni possibilità di sviluppo». Così Canziani decide di iscriversi all'Executive master Pmi e competitività promosso da Altis (Alta scuola impresa e società dell'Università Cattolica). Nel 2011 a fine master l'azienda viene rivoltata come un calzino: «Abbiamo ridotto del 20% i costi di approvvigionamento e ridotto il catalogo da mille a 400 prodotti, portando i clienti a scegliere soluzioni più innovative e ottimizzate, avviando anche una logica di pianificazione delle forniture per ridurre il carico del magazzino».

Ma gli impatti più rilevanti si sono avuti sull'identità stessa dell'azienda varesotta, un processo che ha coinvolto tutti i 16 dipendenti: «Abbiamo dovuto imparare a dire “noi”, cioè a dare valore a quello che siamo e che sappiamo fare, che è soprattutto legato alla ricerca e allo sviluppo di soluzioni informatiche complesse per campi d'applicazione molto diversificati. E abbiamo aperto nuove linee di produzione, sviluppando sistemi di controllo per minirobot pulitori di piscine o servizi di telemedicina, fino agli apparecchi di collaudo per i cablaggi dei treni dell'Alta Velocità». E i risultati non si sono fatti attendere. La commessa transalpina è solo l'ultima conferma

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