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Questo articolo è stato pubblicato il 20 agosto 2013 alle ore 07:40.

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BERGAMO
L'indice è da puntare soprattutto su ciò che sta accadendo al settore dell'acciaio nel nostro Paese. «Il mercato dei gas tecnici in Italia sta subendo un calo dovuto soprattutto alla flessione della siderurgia. All'estero invece abbiamo rilevato un incremento di circa il 4 per cento». A ogni modo, «a fine anno dovremmo registrare una crescita del fatturato attorno al 5 per cento».
A sentire Bernardo Sestini, 43 anni, ceo del Gruppo Siad – uno dei principali sull'intera gamma dei gas industriali, alimentari, speciali e medicinali – si capisce che la rotta del business ha necessariamente seguito il pulsare dei mercati.
Del resto, se il quadro in Italia è sempre più asfittico, puntare sull'estero diventa quasi obbligatorio. Nel caso del gruppo bergamasco, con stabilimento principale a Orio Sopra (Bg), 1.400 dipendenti fra Italia ed estero, l'internazionalizzazione era nelle cose, già da tempo. «La nostra deve essere giocoforza una produzione locale. Dobbiamo necessariamente essere vicini al cliente finale», dice il ceo nelle cui mani è ora un'azienda che ha 85 anni di storia, 464,2 milioni di euro di fatturato consolidato nel 2012 (+12,9%), Ebitda di 74,7 milioni (+1,1%) 60mila clienti in tutto il mondo e una presenza produttiva molto forte in Europa, versante est: dall'Austria alla Russia. «Si tratta di Paesi in grande crescita», dice Sestini.
Una scelta, quella di espandersi a Est, che affonda le sue radici all'inizio degli anni Novanta, direzione ex Jugoslavia. Ora l'estero pesa per circa il 40% sul volume d'affari del gruppo Siad che sta beneficiando dell'andamento positivo soprattutto della sua seconda branca d'attività: la parte "ingegneria" che si occupa della produzione degli impianti. «Stiamo puntando molto sullo sviluppo della parte ingegneria. In Cina – conferma Sestini – abbiamo da poco aperto uno stabilimento per la produzione degli impianti».
Insomma, un'internazionalizzazione necessaria ma a volte – come è capitato e capita – anche malintesa. «Tutto ciò non significa disimpegno in Italia». Piuttosto, dice il ceo di Siad, bisognerebbe comunque interrogarsi «sull'andamento della nostra economia. Che soffre per due motivi fondamentali: l'alto costo energetico rispetto ad altri Paesi e la questione credito che colpisce noi aziende chimiche produttrici, ma anche i nostri committenti».
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464 milioni Giro d'affari in crescita Ricavi in salita (+12,9%) nonostante la flessione dei gas tecnici in Italia

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