Gli eterni ritardi delle città italiane

I n origine si era detto che l'Expo 2015, conquistato da Milano dopo un acceso confronto con la città turca di Smirne, avrebbe rappresentato un'occasione storica per dare una bella accelerata a una serie di progetti infrastrutturali (nuove autostrade, potenziamento delle linee metropolitane) da troppo tempo nel cassetto. Poi strada facendo si è capito che, complice una crisi durissima, il dissetto dei bilanci pubblici e l'avvento del patto di stabilità, molti di questi progetti non sarebbero stati ultimati nel 2015. E neppure negli anni immediatamente successivi al 2015.

Ora a 618 giorni dall'inaugurazione del grande evento, in programma il 1° maggio del 2015, abbiamo la certezza che la linea 4 della metropolitana milanese disporrà per quella data di una sola stazione, la Pedemontana (autostrada Bergamo-Malpensa) sarà lontanissima dal traguardo e anche la futura tangenziale est esterna di Milano non verrà completata. Si spera che almeno la linea 5 del metrò milanese sia ultimata nei tempi programmati.

Il caso delle metropolitane merita una riflessione. L'Expo avrebbe dovuto consentire a Milano di potenziare un'infrastruttura che è il fiore all'occhiello delle più moderne città del mondo. Guardiamo all'Europa. Londra ha 13 linee di metropolitana e una rete complessiva di 460 chilometri; Madrid dispone di 12 linee e con una rete di 293 chilometri, Parigi vanta 16 linee e 215 chilometri; Berlino dispone di dieci linee e 146 chilometri. A Milano sono attive quattro linee per un totale di 92 chilometri. Solo Roma fa peggio: due linee per 38 chilometri. Numeri lontanissimi dalle grandi capitali europee. Milano però non deve gettare la spugna sul fronte delle nuove linee metropolitane. Sfumato l'obiettivo 2015 si ponga il traguardo del 2020: investire sulla mobilità urbana è il primo requisito per una metropoli che ha l'ambizione di essere la più europea tra le città italiane.