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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2013 alle ore 08:45.

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Ad agosto rallenta l'inflazione (+1,1%) ai minimi dal 2009

Inflazione più fredda ad agosto, la più bassa dal 2009 e tra le più basse d'Europa. Merito, si fa per dire, di una domanda debolissima e di un lieve arretramento dei prezzi dei carburanti.
Secondo le stime preliminari di Istat, ad agosto l'indice dei prezzi al consumo fa un passo in avanti dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell'1,1% nei confronti di agosto 2012. Comunque in lieve frenata rispetto alla rilevazione di luglio (+1,2%). Rallenta anche il carrello della spesa, cioè i prodotti acquistati con maggiore frequenza: scende dal 2 all'1,7%.

La debolezza del quadro economico è confermato anche dall'indice Istat dei prezzi alla produzione dei prodotti industriali in luglio: aumenta dello 0,1% rispetto al mese precedente e diminuisce dello 0,9% rispetto a un anno fa.
L'ulteriore colpo di freno dei prezzi al consumo è stato determinato dal rialzo congiunturale dei prezzi dei trasporti (+4,1%), sui quali incidono fattori stagionali, e dei beni energetici non regolamentati (+1%). Questi aumenti sono solo parzialmente compensati dal calo, dovuto anch'esso a cause stagionali, dei prezzi degli alimentari non lavorati (-1,3%), soprattutto dei vegetali freschi (-6,5%) e della frutta fresca (-2,1%).

Come cucire il dato sull'inflazione a lumicino (da recessione) con i dati dei giorni scorsi sul calo delle vendite al dettaglio (-3%) ma con l'indice di fiducia al massimo da un anno? «Il quadro è coerente – commenta Loredana Federico, economista di UniCredit research – La maggiore fiducia delle imprese manifatturiere, che si basa su un miglioramento degli ordini, è il punto di svolta: la caduta delle vendite al dettaglio è la conseguenza dell'erosione dei redditi e l'inflazione particolarmente bassa rispetto ai partner europei dipende da una recessione che da noi è stata molto profonda. D'altro canto un'inflazione modesta ha compensato, almeno in parte, la caduta dell'occupazione». Federico prevede che nel quarto trimestre dell'anno possa fare capolino la ripresa economica.

Meno rassicurante l'analisi di Confesercenti: «Siamo in piena disinflazione, sui minimi dal 2009: il segno della debolezza della domanda interna». In questo contesto per i commercianti «diventa necessario cancellare l'aumento dell'aliquota Iva in calendario per il 1° ottobre. L'incremento dell'imposta drenerebbe circa 3 miliardi di consumi delle famiglie».
Anche Confcommercio spara contro l'aumento dell'Iva che porterebbe a un'inversione di tendenza dell'inflazione, la cui bassa dinamica «ha costituito un elemento importante per la restituzione di fiducia alle famiglie e la tenuta del potere d'acquisto».

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