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Questo articolo è stato pubblicato il 05 settembre 2013 alle ore 08:22.

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Il biologico più forte della crisi: crescono i consumi, le aziende coinvolte e gli ettari dedicati. E sta per affollarsi anche la distribuzione con la nascita di altre catene commerciali, Almaverde Bio ed Eurospin bio, in concorrenza con NaturaSi.
Dall'Osservatorio Sana, curato da Nomisma per BolognaFiere (verrà presentato sabato 7 settembre a Bologna nell'ambito del Salone internazionale del biologico e del naturale), emerge che nel 2012 le aree dedicate alle colture secondo il metodo biologico (senza pesticidi e senza Ogm) hanno raggiunto una superficie di 1,167 milioni ettari, +6,4%. I consumi di bio hanno superato gli 1,7 miliardi.
L'effetto traino è stato pressoché immediato: i negozi specializzati che vendono prodotti biologici sono balzati dai 1.163 del 2010 ai 1.270 dell'anno scorso (dati BioBank). Più dinamiche il Sud, le isole e le regioni del Nord-Ovest: hanno registrato, in un biennio, un incremento del 14%.
«A breve – annuncia Paolo Carnemolla, presidente di FederBio – inaugureranno negozi bio-specializzati sia Eurospin che Almaverde Bio: i primi saranno aperti a Milano». Infatti Bioera, attraverso la sua controllata Ki Group, ha sottoscritto un accordo con Organic Alliance per l'apertura a livello nazionale di una rete di negozi biologici a marchio Almaverde Bio. Un accordo attraverso il quale Bioera - dopo le operazioni Essere Benessere e Bionature – rafforzerà il retail della divisione prodotti biologici e naturali.
Intanto nel primo semestre del 2013 volano i consumi domestici dei prodotti bio confezionati: +8,8% rilevato da Ismea e Gfk-Eurisko. La crescita è più marcata nell'ortofrutta fresca e trasformata (+8%), nel lattiero caseario (+4,5%), nei biscotti, dolciari e snack (+23%); una leggera flessione si riscontra invece nell'acquisto di uova (-2%). Nel 2012, gli acquisti domestici di prodotti alimentari biologici confezionati nel Nord coprivano il 70,8% del totale, il 22,3% nel Centro e solo il 6,9% nel Sud.
Si affolla anche la filiera produttiva: In Italia (dati Sinab-Politiche agricole) la filiera del bio comprende circa 50mila operatori, di cui oltre 40mila sono agricoltori e 5.600 trasformatori. Rispetto al 2011 si registra un incremento del +3%. Le regioni più orientate al biologico sono Sicilia, Calabria e Puglia con 6-8mila operatori e con la Puglia che ha registrato un +20% degli operatori della filiera.
Quanto ai mercati di sbocco, l'Unione europea assorbe il 41% del bio food. Il mercato più verde è la Germania, con 6,59 miliardi di vendite, seguita dalla Francia con 3,75 miliardi.
Mediamente i prodotti alimentari bio hanno prezzi superiori rispetto a quelli convenzionali del 20-30%: pesano le peculiarità della filiera e dei costi di imballaggio. Per esempio l'ortofrutta ha prezzi superiori del 15-20% perchè dipende molto dalla stagionalità e dall'andamento climatico. A volte i prodotti biologici, come le marmellate, hanno prezzi inferiori alle grandi marche. Anche il latte bio ha prezzi superiori in un range del 20-30 per cento.
Diverso il discorso per uova e carni: i prezzi possono arrivare anche al doppio. E il motivo è semplice: l'allevamento delle galline è realizzato in grandi spazi (razzolano in almeno quattro metri quadrati) e con una alimentazione completamente diversa.
E le frodi del biologico? «I controlli non mancano – conclude Carnemolla – ma purtroppo manca un sistema informatico. E i furbi s'inseriscono nei buchi del sistema di controllo».
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