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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2013 alle ore 08:08.

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TRAPANI. Dal nostro inviato
Gregorio Bongiorno detto Gregory è una persona mite. Gira e rigira tra le dita il mezzo Toscano e il nervosismo tradisce il suo aspetto pacioso. Con lui e la sua famiglia la mafia trapanese pensava di avere un conto aperto che potesse durare tutta la vita: i boss avrebbero chiesto e lui avrebbe continuato a pagare il pizzo – come aveva fatto il padre Vincenzo, considerato a quel tempo dagli investigatori contiguo a Cosa nostra, anche se la mafia l'ha ammazzato nel 1989 e anche se la madre Girolama Ancona nel 2004 aveva denunciato.
Gregory, morta la madre nel 2004, ereditata insieme alla sorella Silvia la Agesp, l'azienda di famiglia che opera nel settore dei rifiuti (250 addetti e 15 milioni di fatturato) per un momento ha ceduto. Lo ha fatto nel 2005 pagando 10mila euro e poi lo ha fatto nel 2007: a Pasqua i boss lo hanno chiamato e hanno ottenuto da lui 5mila euro. I mafiosi di Castellammare del Golfo si sentivano tranquilli. Pensava di continuare a incassare Mariano Asaro detto "il dentista" per quel suo diploma di odontotecnico che finora gli è servito a ben poco: oggi detenuto, oltre a essere stato tra le altre cose per dieci anni il reggente della famiglia mafiosa di Castellammare. E si sentivano tranquilli anche gli altri due: Gaspare Maurizio Mulé, 47 anni, e Fausto Pennolino, 51 anni, titolare del rinomato Ristorante del Golfo. Si sentivano tranquilli anche in carcere visto che nel frattempo erano stati arrestati. Così Mulé, libero per fine pena è tornato a bussare alla porta di Gregory chiedendo il saldo per gli anni in cui non aveva potuto incassare: dalla Pasqua del 2007 all'agosto del 2013. Totale: 60mila euro. Bongiorno, che è stato presidente dei giovani industriali di Trapani e da meno di un anno è presidente di Confindustria Trapani, cresciuto al fianco degli imprenditori che hanno dato una svolta decisa al sistema imprenditoriale siciliano, con il varo del codice etico antimafia il 1° settembre del 2007, non ha esitato un attimo e ha denunciato tutto, sostenuto da Confindustria Sicilia e dalle associazioni antiracket.
E così sono arrivati gli arresti eseguiti dagli agenti dello Sco dei commissariati di Alcamo e Castellammare su ordine del Gip Lorenzo Jannelli del Tribunale di Palermo, che ha accolto le richieste del procuratore aggiunto Maria Teresa Principato e Carlo Marzella. L'accusa per Asaro, Mulé e Pennolino è di estorsione e tentata estorsione aggravate dalla modalità mafiosa. «Bisogna far fronte comune e denunciare – dice Gregory che ha ringraziato gli inquirenti –. Grazie al codice etico Lo Bello-Montante, chi denuncia può contare su un sostegno impensabile fino a qualche tempo fa. Per questo dico che oggi, più che mai, è il tempo di alzare la testa. Ai miei colleghi voglio dire che per vincere questa battaglia è necessario fare fronte comune». A chi gli chiede perché pagò, riosponde: «Non provo nessun imbarazzo. Non ho denunciato prima perché nel 2005-2006 il clima era differente.
Certe scelte vanno metabolizzate, non si possono prendere di slancio. Oggi ci sono invece le condizioni e c'è una Confindustria diversa, sia a livello regionale sia a livello nazionale, che fa fronte comune per la legalità. Non é più quella di una volta che ha lasciato da solo Libero Grassi».
Sull'importanza del codice etico si sofferma Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria con delega all'Educational: «La denuncia di Bongiorno è la dimostrazione che il codice etico di Confindustria funziona. Oggi gli imprenditori denunciano perché sanno di non essere più da soli. Ed è questo l'atteggiamento che noi dobbiamo continuare a incoraggiare. Oggi non potrebbe più esserci un altro caso Libero Grassi. Confindustria sarà sempre al fianco di chi denuncia». E i vertici dell'associazione antiracket Libero Futuro mettono l'accento sull'efficienza dello Stato: «Il fatto che in 15 giorni si siano potuti effettuare gli arresti indica a tutti gli imprenditori la strada giusta da percorrere. Il movimento antiracket insieme a Confindustria sta realizzando un'azione efficace e non di facciata».
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LA VICENDA
L'estorsione
All'imprenditore Gregorio Bongiorno era pervenuta una richiesta di 60mila euro: il saldo degli anni in cui il "pizzo" non era stato riscosso dai mafiosi
I mafiosi
Mariano Asaro detto "il dentista" per il diploma di odontotecnico; Gaspare Maurizio Mulé, 47 anni, e Fausto Pennolino, 51 anni, titolare del Ristorante del Golfo

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