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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2013 alle ore 11:27.

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Ecco le professioni del futuro, dal transmedia web editor al designer virtuale. Ma tra i mestieri tradizionali  domina la sanità

I risultati che emergono dallo studion di Unioncamere per il 2013 rilevano 750 mila contratti di lavoro a fronte di un milione di lavoratori in uscita e 250 mila lavoratori in negativo tra questi il 35% fa parte del Meridione. Le assunzioni previste dalle imprese nel 2013 sono il 13,2% in calo rispetto al 14,4% dell'anno precedente. L' industria è quella che mantiene una maggiore propensione ad assumere nel campo del chimico-farmaceutico e petrolifero con il 34,7%. Nel terziario, invece, si distacca solo il comparto dei servizi socio-assistenziali e sanitari con una percentuale del 24,5%.

Le professioni del futuro
Con la navetta spaziale Space ShipTwo è già stata inaugurata l'epoca dei viaggi turistici nello spazio facendo debuttare tra le professioni del futuro la guida turistica spaziale, in vista della prossima colonia su Marte che si costituirà nel 2033. Oltre ai visitatori dello spazio, nell'imminente futuro c'è da gestire un'altra comunità cioè virtuale attraverso la cura di siti, forum o blog da parte del manager community, figura sempre più richiesta dalle aziende insieme alla figura del transmedia web editor, content creator e web analyst. Altre figure che si affermano nel mondo del web sono: il personal brander, il reputation manager, il web marketing manager o l'esperto di sicurzza su internet. Nell'ambito tecnologico, invece, le professioni più richieste sono il designer virtual set, il waste data handler o l'avatar manager. Il vertical farmer, il personal trainer dell'orto, il personal food stopper, il food blogger, l'eco-chef e l'agristilista sono le professioni più in voga nel campo del green mentre l'ambito dell'energia propone: energy manager, climate controller, riciclatore di uranio o l'eco industrial designer.

Le prime cinque professioni tradizionali in crescita
L'Osservatorio europeo dei posti di lavoro vacanti (Evm) segnala cinque occupazioni tradizionali tra le più richieste e in crescita di assunzioni: servizio alla persona nell'ambito della sanità, sviluppatore di applicazioni software e analista, segretario amministrativo e specializzato, supervisore di miniera, di produzione e di costruzione e insegnante elementare e per la prima infanzia. L'agenda per nuove competenze e nuove occupazioni nell'ambito di Europa 2020 punta il faro sul numero insufficiente di infermieri formati e un numero crescente di infermieri e ostetrici vicini all'età pensionabile. Oltre ai tecnici medici e farmaceutici sono professioni in espansione nell'ambito sanitario anche dentisti, farmacisti e fisioterapisti.

Andamento delle assunzioni su base annua
Estrazioni di minerali, legno e mobili, fabbricazione di macchine, attrezzature e mezzi di trasporto, pubblic utilities (acqua, luce e ags) sono impieghi in aumento di uscite (tranne il primo) e che determineranno opportunità occupazionali pur mantenendo una tendenza a ribasso rispetto alla domanda del mercato del lavoro. In pratica ogni 100 uscite si avranno appena 64 entrate nell'industria e 81 nei servizi; il settore costruzioni, con 50 ingressi ogni 100 uscite, è il comparto più depresso. In coda alla classifica figurano anche le industrie della lavorazione dei minerali non metalliferi con 52 entrate su 100 ; commercio e riparazioni di veicoli con 55 su 100; legno e mobile che registra 56 entrate su 100; tessile e abbigliamento con 59 su 100 mentre si arriva quasi ad un equilibrio nei servizi alle imprese private di informatica e telecomunicazione, d'istruzione e formazione, sanità e assistenza.

Imprese che segnalano difficoltà di reperimento del personale
Non si tratta solo della riduzione di domanda e dell'aumento di offerta cioè rispettivamente il calo del numero di persone ricercate dalle aziende per essere assunte e l'aumento delle persone che cercano un lavoro ma il fenomeno sembra anche legato ad una richiesta di competenza specifica che esige l'impresa di un determinato settore. Solo il 18,5% delle imprese nell'industria hanno difficoltà di reperimento del personale mentre la stessa difficoltà riguarda le imprese nei servizi con un 15,6%.

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