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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2013 alle ore 11:33.

Steno Marcegaglia era un uomo particolare. La sua vicenda umana si iscrive nella traiettoria di un Paese, l'Italia, in cui la provincia profonda, di cui il Mantovano è uno degli esempi principali, esprime la campagna e la fabbrica, i campi e l'acciaio, gli incontri con gli altri sulla piazza cittadina e il contatto con i mercati internazionali. In pochi ricordano che Marcegaglia - geometra di robusta preparazione tecnica - inizia la sua attività come sindacalista che, studiando e correggendo gli estimi a favore degli agricoltori, tutela questi ultimi nei processi di spezzettamento dei latifondi della Bassa.
Il lavoro. E, poi, il capitale. I campi e, quindi, la fabbrica. Una fabbrica con una fisionomia precisa: non pura manifattura, ma trasformazione. Dunque, il cuore dell'industrializzazione di questo Paese. Una forma specializzativa che, pur acciaccata, rimane ancora l'identità e l'asse principale del nostro sistema produttivo. «La sua prima attività - ricorda Gianfranco Tosini, docente di Economia dello sviluppo e dei mercati globali all'Università Cattolica di Brescia - è nel commercio dei prodotti siderurgici».
Questa valenza di intermediazione rimarrà sempre uno degli elementi principali della sua natura di imprenditore. A Gazoldo degli Ippoliti non ci sarà mai una acciaieria a ciclo integrato. La fabbrica fungerà sempre come una sorta di centro servizi. Vengono acquistati i materiali da altri operatori siderurgici. Li si trasforma. Li si lavora. Quindi, li si rivende a clienti, a loro volta intermedi o finali del ciclo produttivo. Dunque, una attività industriale con una rilevante quota di servizi incorporata. Dagli anni Cinquanta in avanti molti beni dell'automotive e degli elettrodomestici vengono realizzati con prodotti lavorati dalla Marcegaglia. «Il contenuto innovativo di questo particolare stile gestionale - sottolinea Carlo Mapelli, docente di metallurgia al Politecnico di Milano - è rilevante, perché si tratta di una forma di innovazione che non riguarda soltanto la materia, la sua lavorazione e l'organizzazione dei processi industriali. Ma contempla anche l'esigenza, a sua volta produttiva e commerciale, del cliente».
Nel 2002 Steno Marcegaglia riceve la laurea honoris causa in ingegneria dei materiali al Politecnico di Milano, dove ha finanziato una cattedra di metallurgia e una serie di borse di dottorato di ricerca. «La passione commerciale e quella tecnico-gestionale si intrecciavano in lui in un tutto unico di grande originalità, nel panorama siderurgico italiano», dice Mapelli.
«La sua grande risorsa psicologica e caratteriale - ricorda Giuseppe Pasini, presidente di Federacciaio dal 2002 al 2012, con Steno vicepresidente - era l'entusiasmo e l'amore per il lavoro. Lui si identificava molto nella sua azienda, nel settore e in tutta l'industria italiana. Ci mancherà».
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