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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2013 alle ore 08:00.

Kunihiko Nukui ha un problema: se non aumenteranno gli investimenti diretti (Fdi) di imprese italiane in Giappone, rischia penalizzazioni di carriera. Il responsabile a Milano della Jetro, l'agenzia giapponese di promozione degli investimenti esteri, assieme a tutti i capi degli uffici esteri, è stato convocato nei giorni scorsi nella sede centrale per un "brainstorming" senza precedenti: la prima riunione della "Invest Japan Task Force", aperta dal ministro dell'Economia, Commercio e Industria Toshimitsu Motegi con un messaggio chiaro: «Questa volta si fa sul serio».
Uno dei pilastri dell'Abenomics prevede il raddoppio dello stock di investimenti diretti esteri (Ide) entro l'anno delle Olimpiadi - nel 2020 a Tokyo - e questo compito spetta alla Jetro. Subito dopo il presidente Hiroyuki Ishige ha messo sotto torchio i suoi collaboratori all'estero, chiedendo a ciascuno come pensa di far aumentare gli Ide dalla zona di competenza. «Il Giappone - spiega Nukui - può intercettare l'esigenza delle imprese italiane di proiettarsi all'estero a fronte di un mercato interno in declino. Non sono necessari grandi investimenti iniziali: per partire, la Jetro mette a disposizione una serie di agevolazioni, compreso l'ufficio gratuito e una consulenza a tutto campo».
Per altro verso, se le aziende italiane non hanno molte risorse liquide e in Giappone il denaro ha ripreso a circolare, si tratta di favorire investimenti attraverso partnership in cui magari buona parte dei soldi li mette la parte nipponica.
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