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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 12:58.

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Salario minimo: ecco la proposta del ministro Giovannini per il sostegno al reddito

Colmare una carenza nel sistema di protezione sociale italiano, attraverso uno strumento universale di contrasto alla povertà, il sostegno per l'inclusione attiva (Sia). Lo propone il gruppo di studio creato dal ministero del Lavoro che sottolinea l'assenza nel nostro ordinamento, a differenza che nella quasi totalità dei paesi europei, di un istituto nazionale di sostegno per tutte le persone in difficoltà economica.

Un sostegno al reddito universale
Il Sia è una misura nazionale, per garantire il sostegno al reddito a tutti coloro che si trovano in condizione di povertà e risiedono stabilmente sul territorio nazionale da almeno due anni. L'accesso è condizionato ad una «prova dei mezzi effettuata secondo criteri articolati e omogenei a livello nazionale», con soglie patrimoniali che fanno riferimento alla disciplina della componente dell'Isee. Non è «un reddito di cittadinanza universale incondizionato», ma «un programma di inserimento sociale e lavorativo». L'erogazione del sussidio è accompagnata da un patto di inserimento che i beneficiari stipulano con i servizi sociali locali, il cui rispetto è condizione per la fruizione. Le attività di inserimento sono considerate uno strumento di inclusione e di attivazione sociale.

Ammontare delle prestazioni
È pari alla differenza tra la misura delle risorse economiche familiari e il livello di riferimento per la soglia di povertà (o di una sua quota a seconda dei vincoli di finanziamento complessivo del programma). Si propone di affidare all'Inps il controllo dell'ammissibilità, in base alla valutazione della condizione economica, e l'erogazione del sussidio. Mentre per accogliere le domande dei beneficiari e definire le condizioni per l'accesso nei piani personalizzati ci si affida a operatori decentrati (comuni, centri per l'impiego).

Fino a 8 miliardi di costo a regime
A regime si prevede un costo dell'ordine di 7-8 miliardi - che potrebbero scendere con una ripresa della crescita economica che riduca i livelli di povertà attuali - per raggiungere almeno il 6% delle famiglie. Il costo a regime potrà essere dimezzato se verranno razionalizzate le misure di sostegno alla famiglia, con «l'introduzione dell'assegno unico per i figli in sostituzione delle detrazioni per familiari a carico e dell'assegno al nucleo familiare superando il problema dell'incapienza che caratterizza i programmi vigenti». Per la fase inziale, in via transitoria, si può stabilire un impegno finanziario minimo di 1,5 miliardi per coprire il gap tra reddito familiare e il 50% della soglia di povertà assoluta. In mancanza di risorse, secondo il grppo di esoperti «è raccomandabile estendere progressivamente a tutto il paese la Carta acquisti, riducendone gli aspetti di categorialità».

Strumenti di finanziamento
Il Sia può essere finanziato con una riforma delle attuali forme di contrasto della povertà (assegni sociali e pensioni integrate al minimo), che riduca la quota delle prestazioni destinate a nuclei familiari che appartengono ai due/tre decili superiori della distribuzione della condizione economica misurata dall'Isee. Queste risorse sono valutabili in 2-3 miliardi, a seconda che ci si riferisca ai due o ai tre decili più elevati di Isee, cioè a nuclei con Isee superiore a 26,8 e 33,7 mila euro. Altre risorse possono essere reperite dall'area della protezione sociale: con il riordino pensioni di guerra indirette, un contributo di solidarietà da parte di percettori di pensioni elevate, il riordino delle agevolazioni fiscali, inasprimento imposizione sui concorsi a premio, lotto, lotterie che hanno una potenzialità di finanziamento di almeno 4 miliardi. Va anche considerato che i Comuni impegnano già circa 800 milioni di euro in programmi di contrasto della povertà.

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