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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 06:56.

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Benedini: più estero per Fiera Milano

Riparte la Fondazione Fiera Milano, con un nuovo presidente, un nuovo statuto e il nuovo organo di gestione, il comitato esecutivo composto da otto membri più, appunto, il neo presidente Benito Benedini, leader della Federazione Cavalieri del lavoro e già numero uno di Assolombarda e di Federchimica. In agenda appuntamenti molto impegnativi, come il supporto del processo d'internazionalizzazione di Fiera Milano spa e la realizzazione di Expo 2015.

La bussola di Benedini rimane comunque quella di ponderare adeguatamente gli investimenti e ieri, nel corso della presentazione della nuova squadra, ha sottolineato che è necessario «guardare al ritorno sull'investimento» ma senza trascurare l'aspetto strategico e d'immagine.
Fondazione Fiera Milano è una realtà importante per Milano e per l'economia italiana: controlla con il 62% Fiera Milano spa (leader fieristico in Italia e tra i big a livello mondiale) ed è proprietaria dei padiglioni, delle strutture direzionali, alberghiere e congressuali. Inoltre è socio di Arexpo, società che gestisce le aree di Expo 2015. La società dispone di un patrimonio consolidato di gruppo di 525 milioni e debiti verso banche per 325 milioni.
Il consiglio esecutivo di Fondazione Fiera Milano è composto dai due vice presidenti Carlo Sangalli e Gianna Martinengo; i membri del consiglio, per quanto riguarda la parte pubblica, sono Pietro Accame, Piero Bonasegale e Paolo Lombardi. Alberto Meomartini, Rodolfo Citterio e Giorgio Rapari sono invece i membri della parte privata.

Benedini ha più volte ringraziato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni (presente all'insediamento): «Lo ringrazio per avermi scelto e per la fiducia riposta in me». «Che so della fiera?» si è chiesto retoricamente Benedini. «Anni fa il ministro Bersani mi chiese di trasferire Fiera Milano dallo Stato alle regioni. Alla fine del lavoro venne divisa in due: la prima, costituita dalla Fondazione, che doveva occuparsi della gestione degli immobili e di altre cose; l'altra, Fiera spa deputata a gestire gli eventi e pensare allo sviluppo». In altre parole, si divisero proprietà e gestione.
Il primo punto nell'agenda del comitato esecutivo c'è lo sviluppo del processo d'internazionalizzazione della controllata Fiera Milano spa (dopo le acquisizioni, dal Brasile alla Cina passando per il Sudafrica, realizza 80 eventi all'estero) che richiede risorse fresche: l'ad Enrico Pazzali punta sull'acquisizione di una società Usa che consenta di sviluppare le attività nel fashion, nel food e nel design; mentre in Russia è in dirittura d'arrivo una partnership commerciale. Nel primo semestre l'estero ha fruttato a Fiera spa il 33% del Mol.

«Se ci chiederanno di partecipare - ha detto Benedini - dovranno giustificare i costi e il ritorno sull'investimento. E noi guarderemo anche alla strategia e al ritorno d'immagine». E la richiesta di ridurre l'affitto dei padiglioni espositivi, oggi a 54 milioni? «Questo è prematuro – ha risposto Benedini – ci siamo appena insediati». Negli ultimi 5 anni Fondazione ha concesso a Fiera Milano una cinquantina di milioni tra bonus agli espositori, fondo crisi e fondo per Macef. Inoltre ha realizzato Milano Congressi, una struttura con 18mila posti.
Altro punto centrale dell'agenda Fondazione è Expo 2015, che «anche se non è di nostra diretta competenza - ha spiegato Benedini - è molto importante perchè va usato come vetrina per mostrare il lavoro dell'Italia nel mondo». Ma di grande interesse è anche l'utilizzo delle aree Expo dopo la fine della manifestazione: Maroni ha rilanciato la realizzazione del villaggio olimpico per il 2024: «Sarebbe una soluzione per il dopo Expo: incontrerò il presidente del Coni la prossima settimana e cercherò di convincerlo».

E Corrado Peraboni, confermato dg di Fondazione Fiera Milano, ha precisato che «in questo caso non esiste un problema di ritorno dell'investimento sulle aree Expo per il semplice fatto che è già stabilito che il 56% della superficie avrà una finalizzazione pubblica».
Benedini ha quindi concluso che «Maroni ha delle buone idee per il dopo Expo: spero vengano sostenute, sarebbe davvero sciocco non utilizzare i soldi investiti».

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