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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 06:55.

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ISOLA DEL GIGLIO (GROSSETO)
Missione compiuta: la Costa Concordia è stata raddrizzata alle 4 di martedì, dopo 19 ore di lavoro, utilizzando una tecnologia italiana mai tentata prima, e ora che la sfida è vinta è il momento dell'«orgoglio nazionale», ha ripetuto ieri il premier Enrico Letta, prima via twitter poi di persona al capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ricevuto nel pomeriggio a Palazzo Chigi con una delegazione di operatori che sono stati impegnati in questi giorni al Giglio. «Siamo spesso campioni di autolesionismo, ma oggi è giusto rimarcare cosa sappiamo fare», ha aggiunto Letta.
La piccola isola dell'arcipelago toscano, "sfregiata" il 13 gennaio 2012 dal naufragio più incredibile della storia (uno scoglio a pochi metri dal porto), è tornata così a ospitare una nave da crociera nel suo naturale assetto verticale, grazie alla rotazione di 65% realizzata dal consorzio italo-americano Titan-Micoperi su incarico di Costa Crociere, attraverso tiranti azionati da motori e cassoni d'acciaio riempiti d'acqua che hanno fatto da zavorra. «Pochi Paesi al mondo avrebbero potuto mettere insieme ciò che serviva per un'impresa di queste dimensioni», ha detto al termine della rotazione Nick Sloane, l'ingegnere sudafricano che, a capo di una squadra di 11 persone, ha diretto le operazioni di raddrizzamento (parbuckling) dalla control room, il centro operativo posizionato su una chiatta a pochi metri dalla prua della Concordia. Gran parte della tecnologia e della manifattura che è servita per ruotare la nave è stata prodotta a tempo di record da aziende italiane (si veda Il Sole 24 Ore di ieri).
L'elemento innaturale ora è rappresentato dal fatto che la Concordia non è ancora in grado di galleggiare, e per questo è appoggiata su un fondale artificiale costruito a 30 metri di profondità. Il raddrizzamento della nave è «un perfetto esempio di collaborazione tra il pubblico e il privato», ha sottolineato Gabrielli ieri mattina prima di lasciare il Giglio, con la soddisfazione di aver portato a termine un progetto unico, che ha attirato l'attenzione dei media di tutto il mondo. Gabrielli ha ringraziato gli operatori e le istituzioni che hanno partecipato alla spettacolare operazione, e ha rivolto un grazie speciale a Costa Crociere per «la serietà, la solidità, il rispetto degli impegni di spesa previsti dal progetto e l'accollo del surplus di spesa», necessario nel corso dell'avanzamento.
Il conto finale supera i 600 milioni di euro, ma non spaventa Michael Thamm, ad della compagnia Costa Crociere, che dal Giglio assicura: «Il meraviglioso ambiente di quest'isola tornerà a essere esattamente com'era. I 600 milioni che abbiamo speso fino a oggi sono destinati a salire: la nostra assicurazione non coprirà l'intero ammontare, ma pagheremo qualunque sia la cifra».
Sul fronte ambientale, peraltro, fino a oggi non ci sono stati sversamenti in mare di materiali inquinanti, né liquidi né gassosi.
Resta la delusione per non aver trovato i resti dei due dispersi, il cameriere indiano Russel Rebello e la passeggera Maria Grazia Trecarichi, che fanno salire a 32 i morti della Concordia (su 4.229 persone a bordo). La speranza era che fossero nell'intercapedine tra scafo e fondale; nelle prossime settimane saranno cercati all'interno della nave da un gruppo interforze. Il consorzio Titan-Micoperi invece si occuperà del recupero delle casseforti contenute nelle 1.500 cabine della Concordia, che saranno etichettate e aperte alla presenza dei parenti per restituire loro quanto contenuto.
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Il trionfo delle tecnologie made in Italy
Micoperi
La Micoperi di Ravenna, in collaborazione con la società americana Titan Salvage, ha gestito tutta l'operazione di recupero della Concordia da una control room galleggiante a pochi metri dalla nave. Conclusa la rotazione, l'obiettivo dei tecnici è ora quello di mettere in sicurezza il relitto e stabilizzarlo, per poter così procedere alla ricerca dei corpi delle due vittime che ancora mancano all'appello.
Fincantieri
Fincantieri ha fornito i 32 cassoni che sono serviti a raddrizzare la nave e a riportarla al galleggiamento. Sono lunghi 30 metri, alti 12, larghi 10 metri. Il peso complessivo del materiale adoperato è stimato attorno alle 11.500 tonnellate, con una media per cassone di poco inferiore alle 400 tonnellate. Il valore della commessa è di circa 60 milioni di euro. I cassoni sono stati costruiti nei cantieri di Genova, Palermo, Napoli e Ancona.
KSB Italia
Sono servite ben 328 valvole KSB Italia, multinazionale con sede a Concorezzo (Mb), leader nella produzione e nella vendita di pompe e valvole per il trasporto di fluidi, per far funzionare il sistema ideato per rialzare dal fondale marino la Concordia. Sono tutte valvole a farfalla pneumatiche in esecuzione speciale. Ci sono 120 pezzi per la pressurizzazione del serbatoio, 60 per la ventilazione, 2 per il sistema aria compressa, 146 sommergibili.
Irov
Le tecnologie subacquee sono state fornite dalla Irov di Pieve di Soligo (Treviso), specializzata in sistemi di robotica. L'azienda è attiva nel settore ecologico, ambientale e oceanografico, utilizzando sia robot per le alte profondità sia un mini robot sottomarino filoguidato (ROV). Effettua controlli su impianti di acquacoltura, verifica di tubature e condotte, ispezioni e controllo di fondamenta.

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