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Questo articolo è stato pubblicato il 18 settembre 2013 alle ore 06:56.

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Come era nelle previsioni è già scatatta la corsa tra i porti italiani per assicurarsi la demolizione della Costa Concordia, un'operazione ambitissima perché crea posti di lavoro (per almeno due anni a 300 persone). E così, accanto all'ipotesi Piombino, in linea teorica quella più avvantaggiata anche se al momento lo scalo toscano è penalizzato da carenze strutturali (fondale troppo basso), sono spuntate in rapida successione le candidature di Napoli, Castellammare di Stabia, Palermo, Civitavecchia e Porto Torres. Il bacino siciliano, di proprietà di Fincantieri, partner della compagnia, sembrerebbe favorito: l'ipotesi è di trasportare la nave in Sicilia per smontarla e poi inviare i resti del relitto, pezzo per pezzo, in Turchia per lo smaltimento. Ma sono solo voci. Ieri per tutta la giornata si sono accavallate le dichiarazioni di assessori e governatori regionali per promuovere i rispettivi scali marittimi.
In realtà la decisione finale spetta all'armatore americano proprietario della Concordia, la Carnival. E non è certo che, alla fine, il prescelto sia un porto italiano. Per la rimozione del bastimento naufragato al Giglio il 13 gennaio 2012 potrebbe spuntare l'opzione Vanguard, ovvero il trasporto del relitto a grande distanza, in Paesi dove lo smantellamento costa meno, con una maxi-nave costruita in Corea del Sud e di proprietà di una compagnia olandese. La nave, come riferisce l'agenzia Ansa, è una sorta di chiatta-scheletro di 275 metri di lunghezza (290 quelli della Concordia) e 70 di larghezza (doppi rispetto alla nave naufragata al Giglio). È capace di sollevare fino a quasi 120mila tonnellate (la Concordia ne pesa 114mila) e di viaggiare negli oceani alla velocità di 14 nodi. Può imbragare, sollevare, trasportare e poi rilasciare in mare piattaforme petrolifere o navi di grande stazza, grazie al suo assetto semi-sommergibile. Con una capacità di trasporto tanto ampia, la Costa Concordia potrebbe finire lontano, in Paesi come Turchia o India, dove i costi di smantellamento sono decisamente più bassi. La via estera manderebbe in fumo le ambizioni di Piombino, Napoli, Palermo, Civitavecchia, Porto Torres. Ma non è ancora detta l'ultima parola. Le norme Ue, per esempio, prevedono che lo smaltimento del relitto avvenga nel porto più vicino e adeguato. Piombino è lo scalo più vicino al Giglio, ma richiede un adattamento e la domanda è se lo scalo toscano riuscirà ad adeguare i fondali entro la prossima primavera-estate. La partita è aperta.
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