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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2013 alle ore 10:17.

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Brazzale produce formaggio a Praga e apre uno store a Shanghai

Tutto pronto per lo sbarco in Cina. Il prossimo 8 ottobre a Shangai aprirà il primo negozio del food made in Italy della catena Brazzale. In una zona nobile della città, nei pressi dell'ambasciata francese. Offrirà in prevalenza formaggi, ma anche altri prodotti della dieta mediterranea: pasta, sughi, vino, salumi. «Dopo il rodaggio e il test di gradimento – precisa Roberto Brazzale, presidente del gruppo vicentino – avvieremo anche un polo produttivo: è tutto pronto e abbiamo idee chiare».

Perchè la Cina che non è certo una divoratrice di formaggi? «Innanzitutto c'è la rete della ristorazione, frequentata da molti occidentali. Poi i cinesi sono 1,3 miliardi e, in prospettiva, impareranno a gustare i formaggi come hanno fatto per il vino e tanti prodotti prima sconosciuti al loro palato». Nel food Brazzale potrebbe seguire la strada tracciata da un'altra grande impresa, la Beretta con i suoi salumi.
Nella testa dell'imprenditore 51enne c'è il proposito di replicare il successo della Repubblica ceca: il mese prossimo verrà inaugurato il dodicesimo punto vendita della catena La Formaggeria, il secondo a Brno. E in primavera i negozi saliranno a 14: a Praga aumenteranno da 3 a 6.
La Formaggeria offre freschi e stagionati ma anche una serie di prodotti italiani: salumi Veroni, pasta Rummo e Sgambaro, i vini Villalta, Valpolicella, Chianti e Fontella, le conserve di Icab Salerno, l'olio di Oneglia, le mozzarelle del Cilento e il gorgonzola dop Oioli.

Un milione di scontrini
«In Repubblica ceca, dodici anni fa, siamo partiti da zero – sottolinea Brazzale – Oggi emettiamo un milione di scontrini e fatturiamo 5 milioni di euro». La rete commerciale ceca è alimentata da un caseificio, a Litovel, che, secondo l'azienda, lavora 450mila litri di latte al giorno, conferiti da una rete di 80 fornitori nel raggio di 70 chilometri. Nella stessa zona operano anche i concorrenti Lactalis e Mueller. L'investimento complessivo del gruppo in Repubblica ceca si aggira tra i 30 e i 40 milioni di euro. Aiuti pubblici? «Solo un contributo europeo del capitolo fondi strutturali di 350mila euro».
Brazzale oramai ha conquistato un peso preponderante anche sulla bilancia commerciale ceca: esporta il 40% del caseario nazionale. Il 95% della produzione è diretto negli stabilimenti italiani per la stagionatura e il porzionamento. «Quest'anno – dice Brazzale – "esporteremo" 220mila forme, in larga parte marchiate Gran Moravia; una parte è non marchiata».
Il formaggio Gran Moravia non può utilizzare il termine "Grana" poichè la produzione è realizzata al di fuori dei territori del consorzio «ma seguiamo fedelmente il disciplinare – assicura Brazzale – e utilizziamo un latte tracciabile e di una bontà, credo, anche superiore a quello italiano». In Repubblica ceca però il latte costa 31 centesimi mentre in Italia è arrivato a 42 con una punta di 51 centesimi sul mercato spot. Quindi il prezzo di produzione è notevolmente inferiore all'Italia «non solo per la materia prima – sostiene l'impenditore – anche per un cuneo fiscale fisiologico: un addetto ceco percepisce in busta paga un netto di 900 euro contro un costo azienda di 1.200».
«Nel nostro Paese – dichiara Brazzale – il latte costa troppo e, alla fine, mette a terra il prodotto italiano. Io sono un imprenditore e ho il dovere di allocare al meglio i fattori produttivi. Il consorzio del grana padano è uno strumento per tutelare gli interessi dei produttori e non del consumatore». Il minor costo di produzione del Gran Moravia viene «trasferito al consumo».

Settima generazione
Brazzale è un gruppo a conduzione familiare, guidato dalla settima generazione con Gian Battista, Roberto e Piercristiano, detentori di un terzo ciascuno della holding Florentis srl. Quest'ultima ha chiuso il 2012 con un valore della produzione di 165 milioni (182 l'anno prima), di cui circa il 30% di export dall'Italia; l'utile operativo è stato di 8,3 milioni. «Il 2012 è stato debole – dice Brazzale – andrà meglio quest'anno».
L'azienda conta oggi 5 impianti, con 500 addetti, tra Italia, Repubblica ceca e Brasile. Dai caseifici escono 17 milioni di kg di burro, 18 milioni di kg di formaggi e 5 milioni di kg di carne. Il gruppo produce o commercializza anche quattro prodotti Dop con i marchi Alpilatte, Burro delle Alpi, Verena, Zogi, Gran Moravia e Ouro Branco Silviopastoril.
Dal bilancio Florentis emergono 80 milioni di debito finanziario netto e 4,5 milioni di oneri finanziari. Troppo? «Si tratta – conclude Brazzale – del circolante. Del resto abbiamo un magazzino che vale 60 milioni. Inoltre tutti gli asset sono ammortizzati e ai marchi in bilancio non abbiamo attribuito valore».

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