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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2013 alle ore 06:57.

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CHIASSO (SVIZZERA). Dal nostro inviato
«Vengano pure, basta che poi assumano noi e non i frontalieri, altrimenti io qui cosa studio a fare?».
Nelson, 16 anni è pragmatico. Davanti al suo liceo osserva la lunga coda di imprenditori italiani arrivati a Chiasso per partecipare all'evento organizzato dal Comune, una sorta di mini road-show teso a illustrare i vantaggi del "fare impresa" qui, in Canton Ticino.
«Penso che dieci-quindici di loro sceglieranno di venire – spiega fiducioso il sindaco Moreno Colombo indicandoci la sala piena – e già un paio di aziende digitali si stanno insediando proprio in questi giorni, il terziario avanzato è il nostro target».
Le star della giornata, gli imprenditori, arrivano alla spicciolata, gli sguardi sorpresi per l'assalto di telecamere e taccuini. Qualcuno si nega o rifiuta di dare il cognome, altri abbozzano, «sono di passaggio», come se si trattasse di Corso Vittorio Emanuele a Milano, molti accettano però di raccontare i propri problemi, che in fondo sono il motivo della loro presenza in massa qui. Tre anni per ampliare un capannone il cruccio di Giuseppe, tassazione asfissiante il problema di Walter, «i nostri politici meritano meno cinque», sbotta Francesca, basta leggere i giornali, sospira Andrea. Che tra Pdl sull'Aventino, Iva che un giorno sale e l'altro no, attentati alla Tav, acciaierie chiuse dalla magistratura, in effetti di questi tempi non offrono uno scenario esaltante per chi deve produrre. «A Como devo molto – ragiona Edoardo, imprenditore tessile con 19 addetti – e fino a qualche anno fa a delocalizzare non pensavo proprio. Ora però - conclude sconsolato - abbiamo proprio toccato il fondo».
Lo scoramento è palpabile e Chiasso punta anche su questo, offrendo già a livello simbolico un segnale di attenzione battezzando l'iniziativa "Benvenuta Impresa"; «da noi – ironizza Sergio, imprenditore milanese dell'impiantistica – al massimo da un Comune ci aspettiamo "fuori dai piedi impresa"».
Al termine dell'incontro proviamo a chiedere qualche percentuale, c'è chi verrà in Svizzera al 90%, chi al 30, per tutti c'è anzitutto l'appeal fiscale, dove le differenze sono in effetti non banali. Dal punto di vista della pressione globale, quella che grava su profitti e lavoro, nell'ultimo rapporto mondiale di PriceWaterhouseCoopers e Banca Mondiale l'Italia è buona ultima in Europa e 131esima al mondo a quota 68,3%, mentre la Svizzera si ferma a meno della metà di questo livello. E guardando alla burocrazia, per i soli adempimenti fiscali da noi occorrono 269 ore all'anno mentre in Svizzera, seconda migliore performance europea, ne bastano appena 63. «C'è poi l'aspetto della certezza del diritto – spiega il direttore generale dell'associazione industrie ticinesi Stefano Modenini – perché in Italia la norma si interpreta mentre qui non ci sono sorprese: anche per questo, almeno una volta alla settimana il telefono squilla e un'azienda italiana si informa per capire come venire qui». Come difendersi? La Lombardia ha avviato lo studio di zone "a burocrazia zero" e il Governatore Maroni afferma di voler contrastare la delocalizzazione. Ma per ora siamo alla fase preliminare, seppure rafforzata da un progetto di legge per rilanciare la competitività e favorire l'accesso al credito. «Fare qualcosa è necessario – spiega il direttore generale di Unindustria Como Antonello Regazzoni – perché se non troviamo il modo di attrarle e trattenerle, è chiaro che le imprese appena possono se ne vanno».
In "pole" per questa scelta è ad esempio Domenico Lusan, «pago le tasse e il cognome non lo nascondo», piccolo imprenditore comasco nel noleggio auto. «Questa iniziativa – ci spiega mostrando la fila di 250 imprenditori in attesa di affrontare incontri ad hoc con consulenti e commercialisti – vanno prese sul serio. Perché qui è il Nord a spostarsi, non qualche area depressa».
Vengono in effetti da Como, Monza, Milano, Varese e creeranno qui qualche posto di lavoro in più. Nuove speranze per il sedicenne Nelson, minori opportunità a casa nostra.
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NOI E GLI ALTRI La pressione fiscale globale

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