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Questo articolo è stato pubblicato il 27 settembre 2013 alle ore 06:59.

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ROMA
Da Bruxelles scatta, da parte dell'Unione europea, la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia per le violazioni ambientali dell'Ilva e a Roma oggi il governo Letta dovrebbe varare il decreto legge finalizzato a risolvere l'emergenza del gruppo siderurgico Riva-Ilva. La partita dell'acciaio è ad uno snodo decisivo. Se il pollice verso della Ue era un verdetto già nell'aria, il decreto atteso oggi dal Cdm da un lato dovrebbe consentire a Riva Acciaio di uscire dalla condizione di paralisi operativa post-sequestro e dall'altro mettere ulteriormente in sicurezza l'Ilva estendendo il commissariamento alle società controllate.
Ed è proprio l'Ilva a essere finita nel mirino di Bruxelles per situazioni riferite agli anni precedenti più che all'ultimo periodo. Il Governo non garantisce che l'Ilva rispetti le prescrizioni europee sulle emissioni industriali, né l'applicazione della norma sulla responsabilità ambientale, afferma la commissione. Un principio chiave della Ue è «chi inquina paga», rammenta Bruxelles, che osserva come l'Ilva si distingua per la «mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell'acciaio». Tutto questo, per la Ue, ha determinato «un forte inquinamento dell'aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere sia sul sito dell'Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto. In particolare – accusa la Ue – l'inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell'acciaieria». Inoltre «le autorità italiane non hanno garantito» che l'Ilva «adottasse le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati».
Ampio il carteggio esaminato dagli uffici del commissario all'Ambiente, Janez Potocnik, al quale si sono rivolti anche i movimenti ambientalisti di Taranto che ora si dichiarano soddisfatti della decisione. Tuttavia la partita con Bruxelles può essere recuperata ancora sia perchè la Ue, inviando all'Italia una lettera di costituzione in mora, le ha concesso due mesi per rispondere, sia perché la stessa commissione giudica «un segnale positivo i recenti impegni assunti dalle autorità italiane per rimediare alla situazione dell'Ilva» e si dice «pronta ad aiutare le autorità italiane nei loro sforzi». Se Bruxelles sollecita l'Italia a «rispettare gli obblighi a cui è tenuta» in base alle direttive Ippc e responsabilità ambientale, non sottovaluta nemmeno quanto messo in cantiere proprio per il risanamento dello stabilimento di Taranto. «Siamo impazienti di vedere, il più presto possibile, soluzioni efficaci per i problemi ambientali» commenta Potocnik. Siamo molto attenti sull'Ilva «a prescindere dalla procedura Ue», afferma il ministro agli Affari europei, Enzo Moavero, che annuncia misure per risolvere positivamente sia il problema ambientale che la procedura Ue.
Un segno di come l'Ilva e l'acciaio restino in evidenza sull'agenda di governo è dato dal nuovo decreto atteso oggi dal Cdm. Un provvedimento non facile, annunciato da giorni, ma non varato anche per i contrasti esistenti in materia tra Pd e Pdl. Quest'ultimo dice no a ulteriori commissariamenti del settore. E così se il leghista Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, si dice «ottimista» e condivide la scelta dell'esecutivo «se i contenuti del decreto saranno confermati», le «scintille» tra i ministri Flavio Zanonato e Maurizio Lupi indicano che Pd e Pdl non hanno ancora posizioni convergenti sul tema. Al ministro dello Sviluppo economico che dice no all'aumento del peso di Air France in Alitalia, il responsabile di Infrastrutture e trasporti, rivendicando titolarità del dossier compagnia aerea, così replica: «Credo che Zanonato abbia altri problemi di cui occuparsi come Finmeccanica e Riva. Quelle di Zanonato sono opinioni legittime come io ne ho su Riva».
Intanto, il gruppo Riva chiede un «tavolo urgente» con Governo, banche e custode giudiziario per sbloccare la liquidità, oggi sequestrata, che serve alle aziende. Il tavolo è stato convocato già per stamattina da Zanonato. L'altro giorno, in una lettera, il custode-amministratore Mario Tagarelli affermava che sulla liquidità usata per le aziende doveva «essere assicurata la restituzione all'amministrazione giudiziaria a mezzo di idonee garanzie»: la fideiussione o altri strumenti. Sì, dice il gruppo Riva, ma adesso insieme al custode verifichiamo con le banche «se le condizioni poste dal gip trovino riscontro nella realtà economica in cui banche e aziende industriali operano».
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