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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2013 alle ore 08:28.

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CESENA (FC)
Il passaggio di consegne ai vertici di Unindustria Forlì-Cesena avvenuto ieri non cambia la parola d'ordine: "fare sistema", dentro e fuori l'associazione. È la ricetta per uscire dall'emergenza su cui insiste il presidente uscente Giovanni Torri nel discorso di commiato, ribadendo la necessità di continuare il cammino verso un'unica rappresentanza politica e industriale per la Romagna, con Ravenna e Rimini. È «un generale e comune impegno di tutto il territorio per favorire l'iniziativa imprenditoriale manifatturiera, la sua innovazione, la sua internazionalizzazione», esordisce l'entrante Vincenzo Colonna indicando la linea del suo prossimo mandato all'assemblea degli 800 imprenditori romagnoli. Unitarietà di intenti è il messaggio che il premier Enrico Letta ha inviato ieri al gremito Teatro Verdi di Cesena ricordando che la nascita di Unindustria Forlì-Cesena un anno fa «è stata una scelta lungimirante della rappresentanza per prepararsi al cambiamento e non subirlo» e che «il tema dell'unione è da perseguire senza tentennamenti» ora che si intravvedono segnali di recupero dopo nove trimestri consecutivi di Pil in calo. Ed è con «un impegno di imprese e parti sociali a combattere insieme per ritrovare la fiducia e la ripresa», che il presidente nazionale di Confindustria, Giorgio Squinzi, chiude i lavori assembleari.
Non si spinge invece a parlare di segnali di recupero Giovanni Torri, che ha chiuso ieri cinque anni di mandato senza luci per l'economia forlivese, anche se il fermento internazionale vissuto negli ultimi tre giorni alla fiera dell'ortofrutta Macfrut a Cesena induce all'ottimismo, così come il +6,8% dell'export nella prima metà dell'anno. Indicatori che non bastano a lenire le preoccupazioni per la tenuta della coesione sociale di un territorio dove oggi due famiglie su dieci vivono senza un lavoro o solo grazie ad ammortizzatori sociali. La sofferenza del manifatturiero forlivese si legge anche negli ultimi dati congiunturali della Camera di commercio: -2% le imprese attive a fine agosto rispetto all'anno prima; -3,2 la produzione nel primo semestre, -0,4 il fatturato, -0,8% l'occupazione (e +52% la Cig), con la sola eccellenza calzaturiera in controtendenza.
È sull'export che l'associazione scommette per traghettare gli imprenditori fuori dalla recessione, in una provincia con una propensione ai mercati esteri inferiore alla media nazionale e regionale a causa delle minori dimensioni aziendali. Un handicap su cui bisogna intervenire puntando a «processi di aggregazione», sottolinea Vincenzo Colonna, ad della storica azienda di vernici cesenate Ivas, incoronato ieri alla quasi unanimità alla guida dell'associazione (323 voti favorevoli e tre contrari) per il prossimo quadriennio.
Tra i soggetti cui Unindustria tende la mano non mancano le banche. Torri chiede loro di dare fiducia e credito agli associati al fine di rimettere in moto investimenti e occupazione, dopo un 2012 chiuso in provincia con un calo dei prestiti vivi del 3,3% seguito da un -2,3% nei primi sei mesi dell'anno. Mentre continua il dialogo con sigle sindacali, fondazioni bancarie, camera di commercio e istituzioni locali per dare vita a un fondo territoriale capace di finanziare le imprese meritevoli.
Così come sarà solo con il lavoro di squadra che Unindustria potrà trovare, il prossimo 1° ottobre , la soluzione a una delle crisi aziendali che più hanno ferito l'orgoglio manifatturiero forlivese, la delocalizzazione di Dometic Italy in Cina.
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