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Questo articolo è stato pubblicato il 28 settembre 2013 alle ore 08:26.

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Cancelli riaperti lunedì. Nei sette stabilimenti del Nord di Riva Acciaio in 1.400 tornano al lavoro dopo oltre dieci giorni di stop forzato a seguito del sequestro di beni e conti ordinato dal gip di Taranto, Patrizia Todisco, nell'ambito dell'inchiesta sui danni ambientali causati dall'Ilva. La schiarita è arrivata ieri a Roma, al ministero dello Sviluppo economico, al termine di un vertice - oltre cinque ore - presieduto dal ministro Flavio Zanonato. «Accordo molto positivo perchè della prossima settimana possono ripartire gli impianti» commenta il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi.
Ieri si sono ritrovati faccia a faccia i rappresentanti delle banche che hanno rapporti con Riva Acciaio (Teresio Testa per Intesa San Paolo, Giuliana Porta per Unicredit e Raul Petrelli per Banco Popolare), gli esponenti di Riva Acciaio (l'amministratore unico Cesare Riva, Bruno Ferrante e Alessandro Triscornia dello studio Gpt Lex) e il custode-amministratore giudiziario Mario Tagarelli nominato dal gip. L'accordo raggiunto stabilisce che i crediti di Riva Acciaio non saranno sequestrati ma, una volta che diverranno liquidità, potranno essere usati per le necessità delle aziende. Sarà Tagarelli a gestirli. In verità, questo il gip lo aveva già detto nei giorni scorsi ma ieri è stato ulteriormente precisato. Di conseguenza, le banche hanno acconsentito alla riapertura dei fidi e delle linee di credito bloccate subito dopo il sequestro.
Altro punto affrontato, l'uso dei soldi - circa 60 milioni di euro - trovati dalla Guardia di Finanza sui conti e quindi sequestrati. Si tratta di risorse che potranno andare all'operatività aziendale a condizione però che Riva Acciaio predisponga (cosa che avverrà a giorni) un piano di accantonamento progressivo per «un importo - si legge in una nota del ministero - pari alle risorse che verranno liberate dal sequestro sotto lo stretto controllo dell'amministratore giudiziario». È, nella sostanza, l'attuazione di quanto lo stesso custode-amministratore giudiziario aveva chiesto giorni fa con una lettera a Riva Acciaio. «Sulle liquidità usate dall'amministratore giudiziario per i pagamenti necessari per la prosecuzione delle attività aziendali - scriveva infatti Tagarelli -, ne dovrà essere assicurata la restituzione all'Amministrazione giudiziaria a mezzo di idonee garanzie (ad esempio polizza fideiussoria bancaria o assicurativa o altro strumento equipollente) o attraverso altre modalità e forme di rientro progressivo che verranno proposte».
La strada per arrivare all'accordo era stata imboccata l'altra sera con la decisione di Zanonato di convocare subito un vertice dopo l'ultima comunicazione di Tagarelli e i segnali manifestati da Riva Acciaio. Beni sequestrati e «liquidità attuali e quelle differite - aveva scritto Tagarelli - devono essere gestiti e amministrati dal custode giudiziario che ne concederà l'uso alla società al fine di riavviare e dare prosecuzione all'attività aziendale». Riva Acciaio aveva così risposto: pronti a farci «parte attiva» per trovare insieme a Tagarelli e al Governo «le formule tecniche più idonee a consentire l'uso delle liquidità sottoposte a sequestro». Ed è quello su cui si è lavorato ieri a Roma arrivando alla fine all'intesa che «scongela» i soldi sequestrati e mette al riparo dal sequestro quelli che Riva Acciaio dovrà incassare.
Parla di «risultato fondamentale» il ministro Zanonato. «In questi giorni - aggiunge - abbiamo lavorato con grande impegno e con la collaborazione di tutti per ottenere quest'obiettivo. Continueremo a monitorare e a seguire la situazione per assicurarci che la continuità produttiva sia preservata». «Sono stati chiariti aspetti giudiziari e lunedì riparte l'attività - afferma Ferrante per Riva Acciaio -. Le banche, che ringrazio, hanno garantito di riaprire i fidi e le linee di credito. Insieme al custode presenteremo un piano finanziario che ci consenta di utilizzare anche le risorse sotto sequestro». «È un risultato importante conseguito grazie anche alla pressione forte dei lavoratori - osserva Marco Bentivogli, segretario nazionale Fim Cisl -. La schiarita è arrivata perchè Governo, azienda, custode e banche si sono finalmente confrontati direttamente e non più attraverso lettere. Adesso, però, dobbiamo mettere meglio in sicurezza l'Ilva affrontando il nodo delle società controllate».
Adesso «ci vogliono garanzie che cose del genere non possano ripetersi» commenta il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota. E a Verona, dove c'è uno dei siti di Riva Acciaio, i lavoratori hanno accolto con scene di giubilo la notizia della schiarita.
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