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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2013 alle ore 08:22.

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Il commissario Ilva, Enrico Bondi (Emblema)Il commissario Ilva, Enrico Bondi (Emblema)

TARANTO - Le norme del decreto legge su Riva-Ilva che il Governo venerdì scorso non aveva approvato, rivivono come emendamento al decreto legge sulla Pubblica amministrazione. Ieri su quest'integrazione, così come su tutto il pacchetto degli emendamenti al decreto Pa (un centinaio), la commissione Affari costituzionali del Senato ha dato il via libera. Oggi alle 15 toccherà alla commissione Bilancio, poi il testo andrà alle 16 in aula per l'approvazione finale.

La norma che prende spunto dalla vicenda Riva Acciaio tende a disciplinare il sequestro preventivo evitando che questo possa determinare, come è accaduto nei giorni scorsi per il gruppo siderurgico, lo stop della produzione e del lavoro. L'emendamento infatti prevede che nel caso in cui il sequestro «abbia ad oggetto società, aziende, ovvero beni, ivi compresi i titoli, nonchè quote azionarie e liquidità anche se in deposito, l'organo di nomina giudiziale ne consente l'utilizzo e la gestione agli organi societari esclusivamente al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali, esercitando i poteri di vigilanza e riferendone all'autorità giudiziaria». È stato il presidente della commissione Industria del Senato, Massimo Mucchetti del Pd, a presentare l'emendamento in questione raccogliendo un ampio consenso. Venerdì scorso al ministero dello Sviluppo economico si è invece raggiunto un accordo tra Riva Acciaio, banche e commissario-amministratore giudiziario che prevede per quest'ultimo non un ruolo di vigilanza, come ora viene stabilito, ma più attivo. Infatti, oltre alla garanzia che i crediti di Riva Acciaio non verranno sequestrati, è stato concordato che il custode-amministratore utilizzerà la liquidità sequestrata sui conti (circa 60 milioni) su ordine del gip di Taranto e la finalizzerà alle esigenze aziendali. Riva Acciaio, però, ne accompagnerà l'utilizzo con un piano di accantonamento di pari importo come forma di garanzia dell'amministrazione giudiziaria in termini di restituzione. L'intesa ha consentito l'altro ieri di riaprire, dopo un fermo di 17 giorni, gli stabilimenti di Riva Acciaio nel Nord.

Oltre alle norme sul sequestro preventivo, un altro emendamento, presentato sempre da Mucchetti, estende i poteri del commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, sulle società controllate. In questo modo si punta a mettere ulteriormente in sicurezza soprattutto l'Ilva di Taranto, evitando che il sequestro scattato sui beni del gruppo Riva - colpendo, come è accaduto, anche i cespiti delle controllate dell'Ilva - finisca col riverberarsi sulla stessa Ilva. Specie in un momento delicato, con l'azienda impegnata a farsi finanziare dalle banche per un importo di 2,4 miliardi di euro il piano dell'Autorizzazione integrata ambientale. Non a caso il commissario Bondi aveva manifestato la sua preoccupazione non vedendo più il decreto legge approvato e pur se fonti a lui vicine avevano detto che si continuava comunque a lavorare, il fatto che l'altro ieri il gip Patrizia Todisco abbia respinto l'istanza di dissequestro delle navi di Ilva Servizi Marittimi (controllata dall'Ilva) concedendone l'uso per le sole necessità di approvvigionamento del siderurgico, non ha ridimensionato i timori.

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