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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 21:19.

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Lombardia, legge sul commercio in dirittura d'arrivo: più piccoli negozie meno supermercati

Riforma della legge sul commercio in dirittura d'arrivo. Le nuove regole per lo sviluppo delle imprese commerciale in Lombardia approderanno in aula consilare il prossimo 29 ottobre. «Il tempo stringe, le imprese commerciali stanno soffrendo, e la moratoria che abbiamo approvato lo scorso giugno scade il 31 dicembre. Dobbiamo far presto e bene» ha detto l'assessore al commercio della regione Lombardia Alberto Cavalli, intervenendo in Commissione attività produttive e dove ha consegnato il documento frutto del monitoraggio compiuto sul territorio nel periodo della moratoria.

Già perchè in attesa delle nuove regole, lo scorso giugno, la regione ha congelato tutte le richieste di nuovi centri commerciali e anche le richieste di ampliamento. Si sono fermati gli accordi di programma di Cinisello Balsamo (Immobiliare Europea spa), Cerro Maggiore e Rescaldina (Cr Sviluppo), Como (Esselunga, area Camerlata), l'ampliamento Esselunga a Calco (Lecco), il progetto di Curtatone, in provincia di Mantova (Comet spa), di Marmirolo, nel Manotvano (Cgi srl); l'ampliamento di Leroy Merlin a Solbiate Arno e il nuovo mega outlet della moda di Locate Triulzi (Locate District srl). Via libera invece per il progetto nel nuovo quartiere milanese di Citylife, graziato da un emendamento per le iniziative legate a Expo.

«Un brutto colpo la moratoria - osserva Carlo Maffioli, presidente di presidente di Locate district, un outlet alle porte di Milano – anche perchè le banche avevano finanziato il progetto». Almeno i 35 milioni per l'acquisto dei terreni. Locate District, con le griffe, il design e l'enogastronomia, è un progetto commerciale con un mega investimento di 170 milioni che avrebbe dovuto aprire in contemporanea con Expo 2015 ma che ora a soli 19 mesi dall'esposizione è inchiodata e difficilmente potrà essere realizzata. «Siamo molto preoccupati e non sappiamo cosa ci aspetta» trattiene la rabbia Maffioli.

Esplicito Mario Resca, presidente di Confimprese, subito dopo le audizioni in Regione Lombardia: «La già scarsa liberalizzazione rischia di fare passi indietro: bisognerebbe piantarla con le caste protette e una burocrazia asfissiante. Auspichiamo il completamento delle liberalizzazioni, ma in Parlamento ci sono tre progetti che mirano a riaffidare ai comuni le competenze sugli orari di apertura». Resca spera che la Regione Lombardia modifichi il Testo unico sul commercio e riconosca la formula del franchising, favorendone lo sviluppo.

«Si respira un'aria pesante, di controriforma – aggiunge Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione –. Con il presidente Maroni si può anche parlare, ma con la Lega è più difficile. Le Regioni mirano a svuotare le liberalizzazioni della legge Salva Italia. Del resto anche a Roma la legge è al vaglio della commissione Industria e commercio e il M5S e la Lega vogliono apportare modifiche conservative».

Peso massimo
La Lombardia pesa il 21% del Pil nazionale e il 19% delle vendite al dettaglio. La quota della distribuzione moderna organizzata è pari al 72% delle vendite al dettaglio. Numeri di tutto rispetto. Ma come sarà la nuova legge della regione ? Dichiaratamente più favorevole ai negozi tradizionali, quindi più restrittiva per le catene commerciali. E non ci sono dubbio perchè lo stop ai nuovi progetti è stato votato all'unanimità, dal Pdl alla Lega, dal Pd al Movimento 5 stelle.

Secondo i documenti di base della riforma «la crsi ha indebolito il piccolo commercio di prossimità; bisogna evitare la desertificazione. Nel rispetto della concorrenza, va ristabilito un maggiore equilibrio tra le diverse forme distributive».

Del resto anche Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, non si nasconde quando afferma che «in linea di principio sono d'accordo con il Salva Italia, ma concorrenza e liberalizzazioni non significano assenza di regolamentazione. Quello che non condividiamo, infatti, è la totale deregolamentazione come è avvenuto in materia di orari perché l'assenza di regole, nel tempo, distrugge il mercato».

Tornando alla Lombardia, è da verificare l'effetto che avrà il ricorso al Tar Lombardia di Leroy Merlin contro la moratoria dichiarata dalla Regione Lombardia: il tribunale amministrativo ha stabilito che l'attuale moratoria non potrà superare i 6 mesi perchè «integrerebbe una palese contraddizione con gli obiettivi e le previsione della direttiva Bolkestein oltre che con le norme statali di liberalizzazione delle attività economiche e di riduzione degli oneri amministrativi delle imprese». E «il rilascio dell'autorizzazione per l'ampliamento relativo al punto vendita di Solbiate Arno non potrà che trovare una rapida e positiva conclusione».

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