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Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2013 alle ore 06:51.

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MILANO
Medicine e latte in polvere, ma anche turbine e radar per aerei. L'industria della contraffazione, come ovvio, non pubblica i bilanci ma si stima che nel mondo, dal 1994, sia cresciuita del 1.850%, facendo perdere 270mila posti di lavoro (125mila sono nella Ue).
Su come affrontare a livello internazionale la lotta ai falsi – anche con una piece teatrale in tournee per l'Italia (www.tuttofalso.org) per sensibilizzare sui rischi del low cost di beni fasulli ("Tutto quello che sto per dirvi è falso" di Tiziana Di Masi ha esordito venerdì scorso a Venezia) – si è discusso ieri all'assemblea annuale di Indicam, l'Istituto di Centromarca per la lotta alla contraffazione.
«L'Italia è il primo Paese in Europa per acquisto di prodotti contraffatti e il quinto al mondo per la produzione – ha sottolineato il presidente uscente di Indicam (dopo 12 anni) Carlo Guglielmi –. Per l'Unione europea si stima un impatto dell'8-9% del Pil».
Il dito è puntato soprattutto su internet e sull'espansione delle stampanti 3D. La normativa è superata e «le regole per proteggere la crescita di una piantina supposta fragile, come il commercio online – ha aggiunto Guglielmi – si sono rivelate inadeguate per un bosco di mangrovie come è la vendita di prodotti falsi. È il momento di intervenire a cominciare dall'attribuzione di responsabilità ai service providers e ai fornitori di servizi via web».
Durissimo il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, sulla moratoria in materia di contraffazione del design da 5 a 13 anni, contenuta nella legge 14/2012 (conversione del Dl 216/2011 milleproroghe articolo 22) che è costata all'Italia il deferimento alla Corte Ue. «Moratoria – l'ha definita Squinzi – oltraggiosa e inaccettabile che ha prolungato la possibilità dei copiatori di operare indisturbati». Il presidente di Confindustria ha ricordato come «il G8 del 2007 fu la prima e ultima occasione in cui i capi di Stato e di governo misero la contraffazione nella loro agenda». Mentre all'attenzione della realizazione del Mercato Unico le criticità rimangono «le insostenibili divergenze tra legislazioni nazionali sulle tariffazioni portuali che determinano sviamento dei traffici a scapito del nostro Paese a vantaggio di porti europei, che sembrano, tra l'altro, più "consenzienti" verso l'ingresso di merci contraffatte». A questo si aggiunge il problema delle merci in transito, «cioè quelle – ha aggiunto Guglielmi – che in teoria transitano dall'Europa con documenti di destinazione verso altri Paesi extra Ue (non controllate) e che invece, poi, si fermano».
Secondo i dati elaborati da Indicam, la vendita di merci contraffatte sul commercio mondiale va dal 7 al 9 per cento. Una ricerca Ocse, aggiornata però al 2009, calcola in 250 miliardi di dollari i soli prodotti contraffatti che hanno attraversato qualche frontiera doganale tra la produzione e il consumo. Invece, il rapporto congiunto dell'ufficio Ue dei Brevetti e di quello per l'Armonizzazione nel Mercato Interno, stima che le industrie ad altà intensità di diritti di proprietà industriale contribuiscono per oltre 4,7 miliardi al Pil Ue (il 38,6% del totale), esportano tra il 50 e il 70% della loro produzione e danno lavoro a oltre 56 milioni di europei (il 26% della forza lavoro Ue). «A luglio – ha spiegato Giovanni Keller, presidente dell'Olaf (Agenzia europea per la lotta alle frodi) – la Commissione ha proposto la creazione di un procuratore generale Ue per investigare su crimini lesivi degli interessi dell'Unione. Ora la proposta è al Consiglio. Ci auguriamo che possa rientrarvi la lotta alla contraffazione».
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